Valentina Di Paola

Non possiamo permetterci di perdere gli animali più antichi e saggi della Terra

(21 Novembre 2024)

Roma – La scomparsa degli animali più longevi potrebbe indebolire gli ecosistemi, rendendoli più vulnerabili ai cambiamenti climatici, per cui è fondamentale individuare strategie di conservazione mirate per proteggere tali specie. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati della Charles Darwin University, dell’Università di Exeter e dell’Università del Texas A&M. Il team, guidato da Keller Kopf, ha valutato le conseguenze derivanti dalla perdita di specie animali antiche e di grandi dimensioni. I ricercatori hanno proposto un nuovo quadro per integrare il significato ecologico di conservazione e gestione delle classi più anziane delle popolazioni animali. Sebbene l’invecchiamento possa essere percepito culturalmente come un aspetto negativo, esiste un crescente riconoscimento dei ruoli ecologici e di conservazione che gli esemplari più anziani svolgono all’interno degli ecosistemi. Le attività antropiche come il bracconaggio, la caccia e la distruzione degli habitat hanno notevolmente impoverito gli individui più anziani di molte specie, provocando strutture sbilanciate e dinamiche sociali indebolite. Gli animali più avanti negli anni, però, forniscono funzioni insostituibili, non solo in ambito riproduttivo, ma anche in termini di leadership, conoscenza e stabilità dell’ecosistema, al pari degli alberi secolari nelle foreste. Con la scomparsa di questi esemplari, la resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti ambientali diminuisce. I risultati, commentano gli esperti, evidenziano l’importanza di dare priorità alla conservazione degli animali longevi. Sono urgentemente necessari ulteriori approfondimenti, precisano gli autori, nonché politiche e strategie di gestione per proteggere i ruoli ecologici vitali degli animali più anziani, spesso più grandi e più esperti. La conservazione della longevità dovrebbe essere esplicitamente integrata nella gestione di alcune specie ittiche e selvatiche, con l’obiettivo di prevenire l’esaurimento degli individui più anziani attraverso misure quali regolamenti di raccolta basati su età e dimensioni, cattura e rilascio e aree protette. Gli studiosi sottolineano che le aree chiave per la ricerca e la gestione future includono la comprensione di come gli animali più anziani migliorino la resilienza della popolazione, si adattino ai cambiamenti climatici, influenzino le reti alimentari e le dinamiche sociali. Sarà infine necessario, concludono, definire strategie efficaci per ripristinare la struttura delle popolazioni impoverite. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).