Lucrezia Parpaglioni

I legami sociali aiutano le scimmie ad apprendere nuove competenze

(19 Novembre 2024)

Roma – Le scimmie imparano dagli altri attraverso l’osservazione diretta; inoltre, i legami sociali, come ad esempio tra partner di toelettatura, definiscono quali scimmie impareranno le une dalle altre. Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricerca, guidato dal Dipartimento di Antropologia dell’Università di Durham, riportato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Un giovane cappuccino barbuto osserva una femmina che lavora un alimento nel Parco Nazionale Serra da Capivara, in Brasile. Credito: Camila Galheigo Coelho
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Credito: Camila Galheigo Coelho

Per lo studio, la squadra di scienziati ha preso in esame due gruppi di scimmie cappuccine barbute selvatiche nel Parco nazionale Serra da Capivara in Brasile. I ricercatori hanno installato nel parco una grande scatola contenente cibo a cui le scimmie potevano accedere sollevando una porta o tirando una maniglia. La squadra di ricerca ha osservato quali scimmie imparavano come accedere al cibo e come tale informazione si diffondeva poi al resto del gruppo. I ricercatori si sono concentrati, in particolare, sul ruolo svolto dai legami sociali e dalla tolleranza nell’apprendimento del comportamento di problem solving. I legami e la tolleranza sociale determinano chi può avvicinarsi a chi e a chi può accedere a risorse come cibo o informazioni sociali.  Oltre all’influenza della tolleranza sociale, le scimmie avevano maggiori probabilità di osservare e, potenzialmente, imparare dai maschi di successo del gruppo. “I cappuccini barbuti possiedono il più ampio ‘kit di strumenti’ tra le scimmie, e ciò è probabilmente dovuto all’apprendimento sociale, che consente loro di tramandare le competenze di generazione in generazione”, ha detto Rachel Kendal, del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Durham ha co-supervisionato lo studio. ”Una volta stabilito che si stava verificando un apprendimento sociale, abbiamo voluto studiare cosa influenzava il modello di chi apprendeva da chi”, ha continuato Kendal. “Abbiamo esaminato la tolleranza sociale e abbiamo scoperto che gli individui che mostravano forti indicatori di tolleranza sociale nella loro vita quotidiana, come la cura della persona o il mangiare vicini, erano più propensi a osservarsi a vicenda quando interagivano con la scatola del puzzle”, ha aggiunto Kendal. “Abbiamo anche scoperto che la tolleranza sociale influenzava il modo in cui le informazioni sulla risoluzione del puzzle si diffondevano tra i gruppi”, ha proseguito Kendal. “Ad esempio, un’abilità potrebbe non essere appresa da altri se l’individuo che la possiede non ha uno status sufficiente per essere osservato o, al contrario, è intollerante alla vicinanza degli altri e quindi non si lascia osservare”, ha osservato Kendal. “Quindi, i nostri risultati indicano che la tolleranza sociale consente l’apprendimento sociale, che può essere orientato verso individui di successo, e questo può far luce sulle forze evolutive coinvolte nelle capacità culturali dei primati, comprese quelle umane”, ha concluso Kendal.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.