Lucrezia Parpaglioni

La risposta immunitaria a un infarto innesca un sonno profondo

(8 Novembre 2024)

Roma – Dopo un episodio di infarto, le cellule immunitarie stimolano il cervello, e promuovono un sonno profondo, per favorire il recupero e attenuare l’infiammazione del cuore.  Lo rivela uno studio guidato da Cameron McAlpine, della Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York City, riportato su Nature, che ha coinvolto sia topi che esseri umani. “I risultati potrebbero aiutare a guidare la cura delle persone dopo un infarto”, ha detto McAlpine, che studia la funzione immunitaria nei sistemi cardiovascolare e nervoso. “Dormire e riposare a sufficienza dopo un infarto è importante per la guarigione a lungo termine del cuore”, ha continuato McAlpine. “Le implicazioni dello studio vanno oltre l’infarto: per qualsiasi tipo di lesione, la risposta naturale del tuo corpo sarebbe quella di aiutarti a dormire in modo che il tuo corpo possa guarire”, ha affermato Rachel Rowe, specialista del sonno e dell’infiammazione presso l’Università del Colorado Boulder. Gli scienziati sanno da tempo che il sonno e la salute cardiovascolare sono collegati. Le persone che dormono male hanno un rischio maggiore di sviluppare pressione alta, ad esempio, rispetto a chi dorme profondamente. Ma, il modo in cui le malattie cardiovascolari influenzano il sonno è stato meno esplorato. Per saperne di più, i ricercatori hanno indotto attacchi cardiaci nei topi e hanno studiato le onde cerebrali degli animali, scoprendo che questi topi trascorrevano molto più tempo nel sonno a onde lente, una fase di sonno profondo che è stata associata alla guarigione, rispetto ai topi che non avevano avuto un attacco cardiaco. Successivamente, gli scienziati hanno cercato di capire cosa causasse quell’effetto. “Un posto ovvio in cui guardare era il cervello, che controlla il sonno”, ha notato McAlpine. “Dopo un infarto, le cellule immunitarie innescano un’enorme esplosione di infiammazione nel cuore e i ricercatori si sono chiesti se questi cambiamenti immunitari si verificassero anche nel cervello”, ha spiegato McAlpine. La squadra di ricerca ha scoperto che, dopo un infarto di un topo, le cellule immunitarie, chiamate monociti, hanno inondato il cervello. Queste cellule hanno prodotto grandi quantità di una proteina, chiamata fattore di necrosi tumorale, TNF, che è un importante regolatore dell’infiammazione e favorisce anche il sonno. Per confermare che queste cellule fossero collegate all’aumento del sonno, i ricercatori hanno impedito ai monociti di accumularsi nel cervello dei roditori. “Di conseguenza, i topi non hanno più avuto questo aumento del sonno a onde lente dopo l’infarto”, ha dichiarato McAlpine, supportando la teoria secondo cui l’afflusso di monociti nel cervello contribuisce all’aumento del sonno post-infarto. Esperimenti simili hanno confermato il ruolo del TNF come messaggero per le cellule cerebrali che inducono il sonno. Per comprendere lo scopo di questo sonno extra, i ricercatori hanno ripetutamente interrotto il sonno a onde lente nei topi che avevano avuto un infarto. Il gruppo di scienziati ha scoperto che questi topi avevano più infiammazione sia nel cervello che nel cuore, riportando una prognosi peggiore rispetto ai topi a cui era stato permesso di dormire indisturbati dopo un infarto. Gli scienziati hanno anche studiato esseri umani che avevano sperimentato una sindrome coronarica acuta, un termine per condizioni, tra cui l’infarto, che sono causate da una riduzione improvvisa del flusso sanguigno al muscolo cardiaco. Coloro che hanno segnalato un sonno scarso nelle settimane successive a un episodio del genere hanno avuto un rischio più elevato di sviluppare infarti e altri gravi problemi cardiovascolari nei due anni successivi rispetto a coloro che dormivano bene. “Alla luce dei risultati, i medici dovrebbero informare i pazienti dell’importanza di una buona notte di sonno dopo un infarto”, ha suggerito Rowe. “Questo dovrebbe essere preso in considerazione anche in ospedale, dove test e procedure dovrebbero essere idealmente condotti durante il giorno per ridurre al minimo le interruzioni del sonno”, ha aggiunto Rowe. “I risultati evidenziano la relazione bidirezionale tra sonno e sistema immunitario”, ha precisato Rowe. “Quando la nonna dice, ‘se non dormi abbastanza, ti ammalerai’, c’è molta verità in questo”, ha concluso Rowe.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.