Lucrezia Parpaglioni

Nuovo approccio per la maculopatia senile umida

(4 Novembre 2024)

Roma – Non tutti i pazienti con degenerazione maculare senile umida, o AMD “umida”, rispondono allo stesso modo al trattamento; ora, gli scienziati sembrano averne scoperto la causa e rilevato, inoltre, come un farmaco sperimentale potrebbe essere utilizzato assieme alle terapie esistenti per salvare la vista di chi è affetto dalla patologia. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori del Wilmer Eye Institute della Johns Hopkins Medicine, riportato su Proceedings of the National Academy of Sciences. La AMD umida, uno dei due tipi di AMD, è una patologia oculare progressiva causata da una crescita eccessiva di vasi sanguigni nella retina, il tessuto sensibile alla luce nell’occhio che trasmette anche segnali visivi al cervello. Tali vasi sanguigni, causati da una sovraespressione di una proteina nota come VEGF, perdono quindi fluido o sanguinano e danneggiano la retina, causando la perdita della vista. Nonostante la grave perdita della vista spesso sperimentata dalle persone con AMD umida, meno della metà dei pazienti trattati con iniezioni oculari mensili, note come terapie anti-VEGF, mostrano miglioramenti della vista significativi. Ora, i ricercatori hanno rilevato come tali terapie anti-VEGF possano effettivamente contribuire alla mancanza di miglioramenti della vista innescando la sovraespressione di una seconda proteina. Nota come ANGPTL4, la proteina è simile al VEGF, in quanto può anche stimolare la sovrapproduzione di vasi sanguigni anomali nella retina. “Abbiamo precedentemente segnalato che l’ANGPTL4 era aumentato nei pazienti che non rispondevano bene al trattamento anti-VEGF”, ha affermato Akrit Sodhi, autore corrispondente e professore associato di oftalmologia e professore di oftalmologia Branna e Irving Sisenwein presso la Johns Hopkins University School of Medicine e il Wilmer Eye Institute. “Quello che abbiamo visto in questo studio è stato un aumento paradossale di ANGPTL4 nei pazienti che hanno ricevuto iniezioni anti-VEGF: la terapia anti-VEGF stessa ha attivato l’espressione di questa proteina”, ha continuato Sodhi. La squadra di ricerca ha confrontato i livelli di VEGF e ANGPTL4 nel fluido oculare di 52 pazienti con AMD umida in varie fasi del trattamento anti-VEGF. Prima delle iniezioni anti-VEGF, i pazienti con AMD umida avevano alti livelli di proteine ​​ANGPTL4 e VEGF. Dopo il trattamento, i loro livelli di VEGF sono prevedibilmente diminuiti, ma i livelli di ANGPTL4 sono aumentati, indicando che ANGPTL4 è rimasto attivo dopo le iniezioni anti-VEGF e che i trattamenti hanno contribuito a un aumento di ANGPTL4. Tale attività di ANGPTL4 può portare a una crescita eccessiva dei vasi sanguigni e alla mancanza di miglioramento della vista. La squadra di scienziati ha quindi studiato i modi per colmare il divario tra i pazienti con ANGPTL4 aumentato a seguito di trattamenti anti-VEGF, testando il farmaco sperimentale 32-134D nei topi con AMD umida. Il farmaco si è dimostrato efficace nel ridurre i livelli di una terza proteina, HIF-1, nota per essere coinvolta nell’AMD umida e nella malattia oculare diabetica per il suo ruolo nell’attivazione della produzione di VEGF. I ricercatori ritenevano che l’inibitore HIF 32-134D avrebbe avuto un effetto simile su ANGPTL4 dopo il trattamento anti-VEGF, poiché la produzione di ANGPTL4 è attivata anche da HIF-1. Nei topi trattati con 32-134D, la squadra di ricerca ha osservato una diminuzione dei livelli di HIF-1 e VEGF, nonché una diminuzione dei livelli di ANGPTL4 e della crescita eccessiva dei vasi sanguigni. I topi trattati solo con terapie anti-VEGF hanno rinforzato le scoperte della squadra di scienziati nei pazienti umani: i livelli di VEGF erano più bassi, ma i livelli di ANGPTL4 sono aumentati, impedendo alle terapie anti-VEGF di funzionare completamente per prevenire la crescita dei vasi sanguigni e, dunque, la perdita della vista. I ricercatori hanno anche osservato che la combinazione di 32-134D con trattamenti anti-VEGF ha impedito l’aumento di HIF-1, VEGF e ANGPTL4. Questa combinazione di trattamento è stata più efficace di entrambi i farmaci da soli, dimostrandosi promettente per il trattamento della AMD umida. “Questo lavoro espone un modo per migliorare la terapia anti-VEGF per tutti i pazienti e potenzialmente aiutare un sottoinsieme di pazienti con AMD umida che continuano a perdere la vista nel tempo nonostante il trattamento”, ha sottolineato Sodhi. “La nostra speranza è che questo studio promuova i tre obiettivi che abbiamo in relazione all’AMD umida: rendere le terapie attuali il più efficaci possibile, identificare nuove terapie e impedire alle persone di contrarre l’AMD umida”, ha concluso Sodhi. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.