Valentina Di Paola

Depressione e stato civile sono collegati

(4 Novembre 2024)

Roma – Le persone non sposate sono associate a un rischio dell’80 per cento più elevato di sviluppare sintomi correlati alla depressione. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, condotto dagli scienziati dell’Università Politecnica di Macao. Il team, guidato da Kefeng Li, ha analizzato i dati relativi a 106.556 individui provenienti da sette paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Messico, Irlanda, Corea del Sud, Cina e Indonesia. La depressione, spiegano gli esperti, rappresenta un grave problema di salute pubblica, che affligge circa il cinque per cento degli adulti a livello mondiale. Il gruppo di ricerca ha valutato il legame tra lo stato civile e il rischio di sviluppare sintomi depressivi. L’analisi ha dimostrato che le probabilità di depressione erano del 79 per cento più elevate tra chi aveva riferito di non essere maritato. Il rischio, riportano gli autori, era maggiore tra gli uomini rispetto alle controparti femminili, e anche tra chi aveva un livello di istruzione più elevato. La letteratura scientifica aveva suggerito che il matrimonio potrebbe ridurre il rischio di depressione, anche se i lavori precedenti si concentravano principalmente sui paesi occidentali e raramente consideravano altri fattori potenzialmente influenti, come l’età, il genere e le differenze nello stato socioeconomico. I ricercatori hanno scoperto inoltre che il rischio di depressione era del 99 per cento più elevato in caso di divorzio o separazione, mentre tra i vedovi è stato riscontrato un tasso del 64 per cento più alto nelle probabilità di sviluppare sintomi depressivi. I partecipanti non coniugati nei paesi occidentali erano associati a un rischio maggiore rispetto a quanto riscontrato nelle realtà orientali. Questi risultati, commentano gli esperti, potrebbero essere utili per identificare i gruppi demografici più a rischio di depressione. Gli autori suggeriscono che le discrepanze osservate potrebbero dipendere dallo scambio di sostegno sociale all’interno di una coppia, un migliore accesso alle risorse economiche e l’influenza positiva sul benessere reciproco derivanti dal matrimonio. Gli studiosi precisano però che che i risultati potrebbero essere limitati dal fatto che i questionari erano auto-riferiti, non erano stati raccolti da report clinici, e che tutte le coppie analizzate erano eterosessuali. Per colmare le lacune esistenti, concludono gli autori, sarà interessante considerare coorti più ampie nei prossimi lavori. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).