Valentina Di Paola

Studiato il più antico girino conosciuto, ha 161 milioni di anni

(31 Ottobre 2024)

Roma – Le caratteristiche principali del piano corporeo del girino erano già presenti nelle prime fasi dell’evoluzione degli anuri, con un ciclo di vita in due fasi già presente 161 milioni di anni fa. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell’Universidad Maimónides. Il team, guidato da Mariana Chuliver, ha analizzato un esemplare fossile di girino risalente a circa 161 milioni di anni fa, il più antico mai segnalato finora. Rane e rospi, spiegano gli esperti, appartengono a un gruppo di anfibi senza coda chiamati anuri, associati a un ciclo di vita bifasico, durante il quale le larve si trasformano quando raggiungono l’età adulta. Finora, la documentazione fossile di girini più lontana nel tempo risale a 145 milioni di anni fa, mentre il gruppo di ricerca ha descritto un campione di Notobatrachus degiustoi vissuto tra 168 e 161 milioni di anni fa. Nell’esemplare sono chiaramente visibili la testa, la maggior parte del corpo e parte della coda, gli occhi e una parte dell’arto inferiore, che suggerisce che il girino fosse in una fase avanzata della metamorfosi. Nel complesso, commentano gli autori, i dati rivelano che le caratteristiche chiave dei girini odierni, come il loro sistema di alimentazione, esistevano già nei primi anuri 161 milioni di anni fa. L’esemplare avrebbe potuto raggiungere una lunghezza di 16 centimetri, secondo le stime del gruppo di ricerca, manifestando il gigantismo, come altre specie documentate nella stessa località. Il gigantismo si è evoluto più volte nella storia degli anuri, ma lo studio mostra che questa è una delle poche specie in cui la caratteristica si manifesta in entrambe le fasi vitali. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).