Roma – Nelle persone con demenza, l’attività fisica di qualsiasi intensità risulta collegata a un rischio di morte del 30 per cento più basso rispetto ai pazienti sedentari. Lo conferma uno studio, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, condotto dagli scienziati del National Research Foundation of Korea (NRF) e dell’Università della Corea. Il team, guidato da Ga Eun Nam, ha utilizzato i dati del Servizio assicurativo sanitario nazionale coreano, che comprendeva 60.252 persone a cui era stata diagnosticata una forma di demenza tra il 2010 e il 2016 e che si erano sottoposte a controlli sanitari due anni prima e due anni dopo la diagnosi. L’età media dei partecipanti era di 74 anni. 43.276 persone, pari al 72 per cento della coorte, soffrivano di Alzheimer, mentre a 7.536, ossia il 12,5 per cento del campione, era stata diagnosticata demenza vascolare. Il livello di attività fisica è stato valutato utilizzando il questionario internazionale IPAQ-SF, per cui l’intensità vigorosa era associata a sessioni di corsa, aerobica, ciclismo veloce e arrampicata per più di 20 minuti, mentre la moderata includeva camminata veloce, tennis e ciclismo a ritmo regolare per più di 30 minuti. L’attività fisica leggera comprendeva invece una camminata di 30 minuti. I partecipanti sono stati suddivisi in categorie in base alla tipologia di sport praticato nei due anni precedenti e successivi alla diagnosi di demenza. Durante un periodo di monitoraggio di quasi quattro anni, il 27 per cento della coorte è deceduto. L’impegno costante in un’attività fisica regolare prima e dopo la diagnosi di demenza risultava collegato a un rischio di decesso notevolmente inferiore, indipendentemente dal tipo di demenza. Inoltre, livelli più elevati di attività fisica dopo la diagnosi sono stati correlati a una diminuzione del rischio di morte, diminuzione che dipendeva dalla quantità, ma non dall’intensità. In particolare, riportano gli scienziati, rispetto ai pazienti sedentari, coloro che riuscivano a mantenere una routine di esercizi correvano un rischio di morte del 26 per cento più basso in caso di attività leggera, del 29 per cento per esercizi moderati e del 30 per cento per sport intenso. Il rischio di decesso diminuiva del tre per cento per ogni aumento di 5 minuti di camminata al giorno. I risultati, commentano gli studiosi, rivelano l’importanza di incoraggiare le persone con demenza a continuare o iniziare una routine di esercizi, soprattutto perché l’aspettativa di vita media dopo una diagnosi della condizione potrebbe essere di pochissimi anni. Nonostante ciò, gli esperti precisano che lo studio era di natura osservazionale, e i risultati potrebbero essere dovuti a causalità inversa, per cui le persone con demenza meno grave e minori limitazioni funzionali potrebbero essere stati più propensi a rimanere fisicamente attivi. “L’effetto protettivo dell’attività fisica – concludono gli scienziati – è stato ampiamente documentato. Il nostro studio evidenzia il potenziale valore clinico dell’incoraggiare le persone con demenza a mantenere o iniziare l’attività fisica, indipendentemente dal livello di intensità che desiderano perseguire”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
In caso di demenza, fa bene svolgere attività fisica
(30 Ottobre 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).