Roma – La piaga dello scorbuto, condizione causata dalla carenza di vitamina C, tipica dei marinai del Rinascimento, potrebbe riemergere a causa della crisi del costo della vita e dell’aumento degli interventi di chirurgia bariatrica. Lo rivela una ricerca guidata da Andrew Dermawan, del Sir Charles Gairdner Hospital, Nedlands, in Australia, riportato sulla rivista BMJ Case Reports, dopo il caso di un uomo di mezza età affetto da questa patologia. Lo scorbuto è sicuramente curabile, ma poiché è una malattia del passato, inizialmente associata ai marinai durante il Rinascimento, può essere confusa con altre patologie, in particolare con l’infiammazione dei vasi sanguigni, nota come vasculite. I sintomi possono manifestarsi già dopo un mese dall’assunzione giornaliera di meno di 10 mg di vitamina C. I medici hanno curato un uomo di mezza età le cui gambe erano ricoperte da minuscoli puntini rosso-marroni dolorosi, simili a un’eruzione cutanea. L’uomo presentava anche sangue nelle sue urine ed era anemico. Sottoposto ai primi esami, l’uomo è risultato negativo ai test per malattie infiammatorie, autoimmuni e del sangue; le scansioni non hanno rivelato alcuna prova di emorragia interna e una biopsia cutanea non ha restituito alcun indizio diagnostico. La sua eruzione cutanea ha, però, continuato a diffondersi mentre era in ospedale. E, ulteriori indagini hanno rivelato che aveva problemi economici e trascurava la sua dieta, mangiando poca frutta e verdura. L’uomo ha riferito di saltar, a volte, del tutto i pasti. Il paziente aveva anche smesso di assumere gli integratori alimentari che gli erano stati prescritti dopo un precedente intervento chirurgico per la perdita di peso, perché on riusciva a sostenerne il costo. Gli esami del sangue per valutare il suo stato nutrizionale generale non hanno evidenziato livelli rilevabili di vitamina C e livelli molto bassi di altri nutrienti chiave. Gli è stato diagnosticato lo scorbuto ed è stato curato con vitamina C giornaliera, di 1000 mg, vitamina D3, acido folico e integratori multivitaminici, dopodiché la sua dolorosa eruzione cutanea e altri sintomi sono scomparsi. Questo è solo un caso clinico e, sebbene non sia chiaro quale sia l’attuale prevalenza dello scorbuto, si tratta comunque di una malattia relativamente rara. “Lo scorbuto è ancora visto come una malattia del passato, soprattutto nei paesi sviluppati”, hanno dichiarato gli autori. “L’aumento del costo della vita rende anche più difficile per le famiglie permettersi cibi nutrienti di buona qualità, mentre ci sono stati numerosi casi di scorbuto derivanti da complicazioni successive alla chirurgia bariatrica”, hanno continuato gli autori. “Altri fattori di rischio per lo scorbuto sono l’alcolismo, il fumo, i disturbi alimentari, il basso reddito familiare, l’obesità, la dialisi renale e i farmaci che interferiscono con l’assorbimento della vitamina C, come gli steroidi e quelli che frenano la produzione di succhi gastrici, inibitori della pompa protonica”, hanno spiegato i ricercatori. “Il nostro paziente presentava molteplici fattori di rischio, ovvero cattive abitudini alimentari, obesità, un precedente intervento di chirurgia bariatrica, uso di inibitori della pompa protonica e basso reddito”, hanno aggiunto gli scienziati. “Anche la sua storia di carenze di ferro, vitamina D e folati erano indizi della sua carenza nutrizionale sottostante”, hanno concluso gli autori. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Lo scorbuto potrebbe tornare, colpa del costo della vita
(25 Ottobre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.