Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Materiali del futuro possono essere estratti da acque reflue

(21 Ottobre 2024)

Roma – Creare una alternativa ai polimeri utilizzando biomassa estratta dalle acque reflue. E’ questa la rivoluzionaria prospettiva di uno studio guidato dalla Università di Aarhus e i cui risultati sono stati pubblicati su Current Opinion in Biotechnology. “La prospettiva è enorme, perché prendi qualcosa che al momento è uno scarto e ne ricavi prodotti di alto valore.” Ecco cosa dice il professor Per Halkjær Nielsen, del Dipartimento di Chimica e Bioscienze presso l’Università di Aalborg in Danimarca, sui risultati del progetto di ricerca che ha utilizzato biomassa in eccesso negli impianti di trattamento delle acque reflue in nuovi modi. Il punto focale sono i biopolimeri che possono essere descritti come lunghe catene di molecole legate tra loro e prodotte da organismi viventi, compresi i batteri. Oggi, i polimeri sintetici prodotti nell’industria petrolchimica dal petrolio greggio sono utilizzati in molti contesti, tra cui materie plastiche, fibre tessili, adesivi e vernici. Ma con la futura produzione di biopolimeri negli impianti di trattamento delle acque reflue, sarà possibile estrarre un’alternativa sostenibile ai polimeri a base di petrolio attraverso un prodotto di scarto. I biopolimeri possono essere utilizzati come leganti nella carta e nei materiali da costruzione e possono essere utilizzati come materiale per la flocculazione, dove piccole particelle si aggregano e si depositano come parte della depurazione delle acque di fanghi portuali, laghi e impianti di trattamento delle acque reflue. Un ulteriore vantaggio è che i biopolimeri degli impianti di trattamento delle acque reflue sembrano essere ignifughi. In un impianto di trattamento delle acque reflue, ci sono diverse centinaia di specie diverse di batteri che producono molti tipi di biopolimeri con proprietà diverse. Questi batteri usano i biopolimeri come adesivo per formare colonie e aderire alle superfici in modo che non vengano semplicemente espulsi dall’impianto di trattamento. Questi biopolimeri possono essere estratti modificando il pH e la temperatura dell’acqua per produrre cellulosa e biopolimeri gelatinosi che possono essere utilizzati per una varietà di prodotti industriali. L’aspettativa è che sarà possibile creare fabbriche che producano biopolimeri dagli impianti di trattamento delle acque reflue. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla