Lucrezia Parpaglioni

Spesa online, scarsa trasparenza sulle informazioni nutrizionali

(18 Ottobre 2024)

Roma – Fare la spesa online è diventata una pratica sempre più diffusa, ma spesso l’etichettatura degli alimenti presenta delle lacune sulle informazioni relative ai dati nutrizionali, agli ingredienti o agli allergeni, che non sono sempre accessibili ai consumatori. A rivelarlo uno studio condotto dai ricercatori della Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, pubblicato su Public Health Nutrition. La ricerca, che ha svolto un’indagine accurata sui rivenditori di generi alimentari online, ha dimostrato che il problema è diffuso e si ripercuote sulla salute e la sicurezza pubblica di consumatori negli Stati Uniti. “L’assenza di un’etichettatura alimentare accessibile ha conseguenze tangibili per la salute pubblica”, ha dichiarato Julia Sharib, prima autrice dello studio e responsabile della ricerca e della comunicazione per il Food is Medicine Institute della Friedman School. “Il governo ha chiaramente inteso che l’utente debba essere in grado di sapere determinate cose sul proprio cibo”, ha affermato Sean Cash, professore della Fondazione Bergstrom in Nutrizione globale presso la Friedman School e autore senior dello studio. “Il modo in cui abbiamo regolamentato questo aspetto negli Stati Uniti è quello di inserire le informazioni sulla confezione, ma questo non si è trasferito molto bene agli spazi online”, ha continuato Cash, che assieme ai ricercatori della Friedman School e della New York University, NYU, ha identificato per la prima volta la mancanza di un’etichettatura alimentare accessibile tra i rivenditori online in uno studio pilota del 2022 su 10 prodotti alimentari di nove rivenditori di alimentari online. Lo studio ha rilevato che le informazioni richieste dalla Food and Drug Administration, FDA, sugli alimenti, come i dati nutrizionali, l’elenco degli ingredienti e degli allergeni, erano spesso assenti e meno presenti delle indicazioni di marketing. “La mancanza di informazioni accessibili online rivela una “grave lacuna” nei regolamenti federali”, ha dichiarato Cash. Mentre i produttori di alimenti sono tenuti dalla FDA a presentare determinate informazioni sulle confezioni, i rivenditori di generi alimentari online non sono tenuti a riprodurre tali informazioni sui loro siti web. Ciò significa che i consumatori non saranno necessariamente in grado di accedere alle informazioni sulle calorie, sul contenuto nutrizionale o sugli allergeni quando acquistano la spesa online. Dal 2022, c’erano alcuni motivi per pensare che i rivenditori avrebbero fatto un passo avanti. In primo luogo, gli acquisti online di generi alimentari, secondo dati recenti del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, USDA, indicano che il 20% degli americani acquista i generi alimentari online, mentre oltre l’80% lo ha fatto negli ultimi tre anni. Questa tendenza è stata favorita dal calo dei prezzi dei prodotti alimentari online rispetto agli acquisti in negozio. I prezzi sono ora più o meno comparabili tra gli acquisti in negozio e quelli online, cosa che non è sempre avvenuta. In secondo luogo, i rivenditori di generi alimentari online potrebbero aver reagito alla crescita del mercato decidendo di anticipare qualsiasi azione normativa. “Abbiamo pensato che ci sarebbero stati dei cambiamenti pratici nelle attività dei rivenditori di generi alimentari”, ha evidenziato Cash. Ci sono stati segnali che indicano che anche la FDA sta prendendo in considerazione un’azione normativa. Nel 2023, l’agenzia ha emesso una richiesta di informazioni sull’etichettatura degli alimenti negli acquisti di generi alimentari online, citando una precedente ricerca di Cash e dei suoi colleghi come base della loro richiesta. “Noi e altri abbiamo fatto pressione per un cambiamento”, ha sottolineato Cash. Ma, l’agenzia non ha ancora preso provvedimenti normativi per colmare il divario. Il nuovo studio, di cui sono coautori Jennifer Pomeranz, professore associato di politica e gestione della salute pubblica presso la NYU School of Global Public Health, e Dariush Mozaffarian, direttore del Food is Medicine Institute e Jean Mayer Professor of Nutrition presso la Friedman School, fornisce uno sguardo più completo sulla questione e analizza 60 prodotti alimentari di 10 diversi rivenditori di alimentari online. I prodotti alimentari sono stati scelti per rappresentare la gamma tipica di alimenti comunemente venduti nei supermercati, sulla base di una formula utilizzata dall’USDA per la gestione dei programmi di assistenza alimentare. I risultati mostrano che la tendenza persiste. Ogni etichetta richiesta dalla FDA era presente, accessibile e leggibile solo per il 35,1% dei prodotti. Le dichiarazioni di marketing e le etichette, invece, erano presenti nell’83,7% dei prodotti. “È molto più facile trovare operazioni di marketing che cercano di venderti il cibo piuttosto che le informazioni che la nostra società ritiene debbano essere presenti per informarti sul tuo cibo”, ha affermato Cash. “Abbiamo visto molti casi in cui un’etichetta nutrizionale, per esempio, era accessibile solo dopo aver scrollato una dozzina di immagini di marketing, costringendo essenzialmente i consumatori che cercavano quell’etichetta a interagire con il linguaggio del marketing”, ha notato Sharib. Gli studi dimostrano che la salute della popolazione è migliore quando vengono forniti gli elenchi degli ingredienti e i dati nutrizionali. “Quando i consumatori non possono accedere a queste informazioni, i rivenditori corrono il rischio di perpetuare una concezione errata dei consumatori sulla salubrità degli alimenti che acquistano”, ha precisato Sharib. Inoltre, molti americani seguono diete specifiche per tenere sotto controllo determinate condizioni di salute e possono cercare alimenti con un contenuto nutrizionale specifico. “Per esempio, se siete preoccupati per l’apporto di sodio perché soffrite di ipertensione, l’etichettatura degli alimenti può essere una parte molto importante della vostra vita”, ha specificato Cash. “Anche per le persone che soffrono di allergie specifiche, la mancanza di un’etichettatura degli alimenti può essere pericolosa”, ha aggiunto Cash. “Il modo migliore per i consumatori di ottenere le informazioni richieste dalla FDA è visitare i siti web dei produttori di alimenti stessi”, ha suggerito Cash. Su questi siti è molto più probabile che le informazioni nutrizionali e gli elenchi degli ingredienti siano presenti e leggibili. Cash avverte che l’etichettatura degli alimenti che si trova nelle recensioni dei prodotti può essere utile, ma può anche essere non aggiornata o imprecisa. “In definitiva, l’onere di fornire informazioni importanti ai consumatori dovrebbe ricadere sulle autorità di regolamentazione e sull’industria”, ha evidenziato Cash. “Far ricadere l’onere sui consumatori non è quello che dovremmo fare”, ha ammonito Cash. “Esistono alcune soluzioni: In primo luogo, le autorità di regolamentazione o il Congresso potrebbero approvare nuove leggi o emanare nuovi regolamenti per obbligare i rivenditori di generi alimentari a rendere accessibile l’etichettatura degli alimenti”, ha suggerito Cash. “In secondo luogo, il governo degli Stati Uniti potrebbe aiutare i rivenditori online a rendere accessibile l’etichettatura degli alimenti fornendo un database pubblico di informazioni nutrizionali, sugli ingredienti e sugli allergeni degli alimenti confezionati”, ha proseguito Cash. “Non possiamo continuare a lasciare che questo settore cresca senza una regolamentazione moderna”, ha concluso Sharib.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.