Valentina Di Paola

L’immunoterapia è efficace contro il linfoma di Hodgkin

(16 Ottobre 2024)

Roma – Un trattamento progettato per mobilitare il sistema immunitario potrebbe rappresentare un approccio efficace contro il linfoma di Hodgkin, una rara forma di cancro, portando il tasso di sopravvivenza dei pazienti al 92 per cento. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto dagli scienziati del Wilmot Cancer Institute presso l’University of Rochester Medical Center. Il team, guidato da Jonathan Friedberg, ha sviluppato un trattamento innovativo che potrebbe ridurre gli effetti collaterali dell’immunoterapia, come la formazione di metastasi e lo sviluppo di patologie cardiache e polmonari. Il linfoma di Hodgkin, spiegano gli esperti, rappresenta una forma rara di tumore del sangue e del sistema immunitario, che colpisce prevalentemente i giovani. La terapia standard prevede chemioterapia e radioterapia, ed è già associata a un tasso di guarigione dell’80 per cento. “Questa forma oncologica – spiega Friedberg – è spesso associata a effetti collaterali negli anni a venire, tanto che una percentuale significativa di pazienti sopravvissuti sviluppa infertilità, tumori al seno, malattie cardiache e problemi polmonari. Il nostro lavoro risponde all’esigenza di migliorare il tasso di guarigione riducendo al minimo gli effetti collaterali e le tossicità a lungo termine”. Durante la sperimentazione, gli autori hanno coinvolto quasi mille pazienti, in cura presso centinaia di cliniche oncologiche e istituti accademici statunitensi. Metà dei partecipanti ha ricevuto la terapia standard, a base di chemioterapia e un farmaco chiamato brentuximab vedotin. I restanti sono stati associati anche a un approccio immunoterapico, nivolumab, che ha come bersaglio un’alterazione genetica comune nel linfoma di Hodgkin. Dopo il follow-up, della durata di due anni, il tasso di sopravvivenza dell’insieme sottoposto a immunoterapia era del 92 per cento, a fronte dell’83 per cento nel gruppo di controllo. I ricercatori hanno incluso varie fasce d’età, arruolando da pazienti pediatrici di appena 12 anni fino a ultrasessantenni. “I dati preliminari della sperimentazione – commenta Friedberg – erano così rilevanti che il National Cancer Institute ha proposto di interrompere lo studio in anticipo e facilitare una revisione più rapida da parte della Food and Drug Administration statunitense. L’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha confermato l’importanza di questi risultati e ora attendiamo il responso dell’FDA per sapere se il nivolumab verrà aggiunto alle linee guida per il trattamento del linfoma di Hodgkin in stadio avanzato. Siamo piuttosto ottimisti dato che il farmaco è stato già approvato per altre indicazioni”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).