Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Due terzi chiave delle foreste tropicali hanno nuove temperature

(15 Ottobre 2024)

Roma –  due terzi delle aree chiave per la biodiversità (KBA) nelle foreste tropicali stanno sperimentando nuove condizioni di temperatura a causa dei cambiamenti climatici. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dalle università di Exeter, Manchester Metropolitan e Cambridge, e pubblicato su Conservation Letters.

Il Colobus del Kilimangiaro ( Colobus caudatus ), una specie minacciata, si trova solo nelle foreste degli altopiani al confine tra Tanzania e Kenya, a cavallo di due aree chiave per la biodiversità.
Credito
Alexander Lees

Gli autori hanno scoperto che che il 66 per cento delle KBA nelle foreste tropicali è recentemente passato a nuovi “regimi di temperatura” (oltre il 40 per cento delle misurazioni della temperatura sono al di fuori dell’intervallo precedentemente registrato). Nel restante 34 per cento non si registrano ancora nuovi regimi di temperatura e i ricercatori suggeriscono che questi luoghi potrebbero rappresentare rifugi vitali per la biodiversità. Il documento è pubblicato in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP16) in Colombia, che inizierà il 21 ottobre. “Sotto la volta delle foreste tropicali, esiste una grande biodiversità che era legata a un clima molto stabile”, ha affermato la dottoressa Brittany Trew , dell’Environment and Sustainability Institute presso il Penryn Campus di Exeter in Cornovaglia. “Le specie in quelle foreste sono particolarmente a rischio a causa dei nuovi regimi di temperatura annuale. Potrebbero essere in grado di tollerare solo un piccolo margine di riscaldamento”. Il quadro globale sulla biodiversità post-2020 include un obiettivo preliminare per la conservazione di almeno il 30 per cento della superficie terrestre a livello globale entro il 2030, e individua specificamente le KBA come una priorità fondamentale a tal fine. Il dott. Alexander Lees, docente di biodiversità presso la Manchester Metropolitan University, ha affermato: “La quantità di capitale politico ed economico dedicato alla salvaguardia della biodiversità è tristemente inadeguata. I nostri risultati mostrano che il doloroso processo di selezione delle aree protette – la selezione di nuove aree protette – deve quindi considerare l’impatto dei cambiamenti climatici in corso su quei siti nelle valutazioni di priorità”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla