Roma – I danni al tronco encefalico, il centro di controllo dell’organo cerebrale, rappresentano la causa degli effetti fisici e psichiatrici a lungo termine associati all’infezione grave da Covid-19. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Brain, condotto dagli scienziati dell’Università Oxford e dell’Università di Cambridge. Il team, guidato da Catarina Rua, ha utilizzato i dati raccolti da scansioni a risonanza magnetica ultra potenti eseguite su 30 pazienti, ricoverati in ospedale per Covid-19 grave prima della diffusione dei vaccini. Gli scanner ad altissima risoluzione hanno permesso ai ricercatori di visualizzare il cervello vivente nei minimi dettagli, e di osservare così gli effetti dell’infezione. Il lavoro è stato avviato prima che il Covid lungo fosse riconosciuto, ma potrebbe contribuire a comprendere meglio questa condizione. Il tronco encefalico, spiegano gli esperti, collega il cervello al midollo spinale, ed è il centro di controllo di molte funzioni vitali di base e riflessi. I nuclei, gruppi di cellule nervose all’interno di questa struttura, sono responsabili della regolazione e dell’elaborazione di funzioni corporee essenziali, come la respirazione, la frequenza cardiaca, la regolazione del dolore e la pressione sanguigna. “Il tronco encefalico – spiega Rua – è fondamentale per moltissimi aspetti, ma finora è sempre stato complicato esaminare l’infiammazione dei nuclei del tronco encefalico nelle persone viventi ed è stato principalmente analizzato negli esami post-mortem”. “Questa struttura – continua James Rowe, altra firma dell’articolo – costituisce la scatola di giunzione critica tra il nostro sé cosciente e ciò che accade nei nostri corpi.
Capire come venga influenzato dal Covid-19 è fondamentale per comprendere appieno l’infezione e le sue conseguenze sull’organismo”. Durante le ondate iniziali di pandemia, i pazienti segnalavano affaticamento, mancanza di respiro e dolore al petto come sintomi preoccupanti di lunga durata. Questo lavoro suggerisce che tali manifestazioni potrebbero dipendere dai danni ai nuclei del tronco encefalico, che persistono a lungo dopo la fase acuta dell’infezione. In effetti, riportano gli esperti, le analisi hanno rivelato che più regioni del tronco encefalico, in particolare il midollo allungato, il ponte e il mesencefalo, mostravano anomalie coerenti con una risposta neuroinfiammatoria. Tali complicazioni sono apparse diverse settimane dopo il ricovero in ospedale e in regioni del cervello responsabili del controllo della respirazione. “Questi risultati – sottolinea Rua – suggeriscono che i sintomi di lunga durata rappresentano un effetto dell’infiammazione nel tronco encefalico a seguito dell’infezione da Covid-19. La salute mentale è intimamente connessa alla salute del cervello e i pazienti con la risposta immunitaria più marcata hanno anche mostrato livelli più elevati di depressione e ansia”. “I cambiamenti nel tronco encefalico – conclude – potrebbero anche provocare sintomi a livello di salute mentale. Il nostro lavoro potrebbe pertanto porre le basi per comprendere meglio altre condizioni associate all’infiammazione del tronco encefalico, come la sclerosi multipla e la demenza. Gli scanner ultra potenti potrebbero anche essere utilizzati per monitorare l’efficacia di diversi trattamenti per le malattie cerebrali”. (30Science.com)