Lucrezia Parpaglioni

Riscaldamento globale, aumenta il rischio di collisioni tra navi e squali balena

(7 Ottobre 2024)

Roma – Gli oceani si stanno riscaldando e a farne le spese potrebbero essere proprio gli squali balena, noti sotto il nome scientifico di Rhincodon typus Smith. A lanciare l’allarme un nuovo studio guidato dai ricercatori dell’Università di Southampton e della Marine Biological Association, MBA, pubblicato su Nature Climate Change. Secondo i risultati, il riscaldamento globale potrebbe aumentare la minaccia rappresentata dalle grandi navi per gli squali balena. I ricercatori prevedono che l’aumento delle temperature oceaniche spingerà questa specie, già in pericolo, verso nuovi habitat attraversati da trafficate rotte di navigazione. Lo studio stima che, entro la fine del secolo, la compresenza di squali balena e grandi navi potrebbe essere 15.000 volte superiore a quella attuale. “Questi spostamenti nell’habitat degli squali balena sono stati più estremi negli scenari di emissioni elevate”, ha detto Freya Womersley, dell’Università di Southampton, ricercatrice post-dottorato MBA e autrice principale del lavoro.

Squalo balena con ferita alla pinna dorsale, probabilmente causata dalla collisione con un’imbarcazione. Credito: Gonzalo Araujo

Gli squali balena, i pesci più grandi del mondo, sono altamente mobili e sensibili ai cambiamenti di temperatura. Recenti prove suggeriscono che sono anche particolarmente vulnerabili agli attacchi delle navi, quando i grandi animali marini vengono colpiti e feriti, spesso mortalmente, dalle grandi navi della flotta mondiale. I ricercatori hanno utilizzato i dati di tracciamento satellitare degli squali balena abbinati a modelli climatici globali per proiettare la distribuzione degli squali balena in tre diversi scenari climatici futuri. I modelli prevedono una perdita di habitat centrale di oltre il 50% in alcune acque nazionali entro il 2100 in caso di emissioni elevate, con le maggiori perdite potenziali in Asia. In uno scenario di sviluppo sostenibile, in linea con l’obiettivo di non superare i 2°C di riscaldamento globale, alcune aree hanno mostrato un aumento dell’habitat centrale, in particolare in Europa. “Gli spostamenti che prevediamo saranno probabilmente meno estremi se saremo in grado di rallentare il riscaldamento e mitigare il cambiamento climatico, suggerendo che anche gli impatti complessi e multi-fattoriali del cambiamento climatico possono essere in qualche modo attenuati dalle nostre azioni”, ha affermato David Sims, co-autore e ricercatore senior presso l’Università di Southampton e l’MBA. La squadra di ricerca ha abbinato le mappe di distribuzione con le informazioni sulla densità del traffico navale per determinare se questi spostamenti di habitat avrebbero portato gli squali balena a migrare in futuro in aree più trafficate, aumentando potenzialmente la probabilità di subire incidenti da parte delle navi. Gli scienziati hanno scoperto che alcuni nuovi habitat adatti si sovrapponevano a rotte di navigazione trafficate. Ciò è avvenuto nella parte statunitense dell’Oceano Pacifico settentrionale, nella parte giapponese dei mari della Cina orientale e nella zona della Sierra Leoniana dell’Oceano Atlantico settentrionale, oltre a molti altri siti a livello globale. Alcune aree, come la parte messicana del Golfo del Messico, hanno visto una riduzione della co-occorrenza, dove gli habitat principali si sono spostati in acque più costiere, lontano dalle trafficate rotte di navigazione nel centro del Golfo. “La possibilità complessiva di una convivenza maggiore tra navi e squali balena è aumentata in tutti gli scenari climatici futuri, anche quando il trasporto marittimo è rimasto ai livelli attuali, piuttosto che alla sua prevista espansione fino al 1.200 per cento entro il 2050”, ha spiegato Sims. “Dimostriamo che il cambiamento climatico può avere un impatto indiretto sulle specie marine altamente mobili attraverso l’interazione delle pressioni umane e ambientali, il che evidenzia l’importanza di tenere conto dei cambiamenti climatici nelle discussioni sulla gestione delle specie a rischio”, ha aggiunto Womersley. (30Science.com)

 

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.