Lucrezia Parpaglioni

I cambiamenti climatici non lasciano alla flora il tempo di adattarsi

(3 Ottobre 2024)

Roma – Non c’è più tempo: il ritmo con il quale si stanno susseguendo gli eventi dovuti ai cambiamenti climatici rischia di non lasciare scampo alle specie vegetali, che non avranno il tempo di adattarsi ai nuovi scenari. Lo rivela un recente studio dell’Università di Helsinki, incentrato sulla primula siberiana artica, riportato su Proceedings of the Royal Society B Biological Sciences. La ricerca sottolinea la necessità cruciale di contenere i cambiamenti climatici per dare alle specie il tempo di adattarsi attraverso l’evoluzione. Il gruppo di ricerca del Museo finlandese di storia naturale sta studiando il potenziale di adattamento delle specie vegetali in un contesto di riscaldamento climatico. Il loro recente studio ha preso in esame la primula siberiana, una specie vegetale presente sulle coste della Baia di Botnia e dell’Oceano Artico. “La primula siberiana è un buon esempio di specie minacciata dal rapido avanzamento dei cambiamenti climatici. Non può migrare verso condizioni più favorevoli a causa di vincoli geografici, lasciando come unica opzione di sopravvivenza l’adattamento nel suo habitat attuale”, ha affermato Marko Hyvärinen, del Museo finlandese di storia naturale.

Lo studio ha rivelato che la primula siberiana può essere in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici solo se il riscaldamento può essere limitato in conformità con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Credito: Anniina Mattila.

Lo studio ha rivelato che la primula siberiana può essere in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici solo se il riscaldamento viene arginato. Ciò richiede un’efficace mitigazione dei cambiamenti climatici. In caso contrario, è improbabile che i fiori e altre caratteristiche importanti della primula siberiana abbiano il tempo di evolversi abbastanza rapidamente per sopravvivere alle mutate condizioni. Molte specie selvatiche hanno, inoltre, una capacità limitata di adattarsi al riscaldamento del clima. “La nostra ricerca suggerisce che il potenziale evolutivo delle specie selvatiche è seriamente limitato di fronte al rapido avanzamento dei cambiamenti climatici; ciò significa che il futuro di molte specie è a rischio, a meno che il cambiamento climatico non venga arginato in modo efficace”, ha detto Anniina Mattila, del Museo finlandese di storia naturale. Soprattutto nel caso di specie geograficamente limitate, come molte specie vegetali specializzate circondate da habitat inadatti, potrebbero essere necessarie misure di conservazione per evitare l’estinzione. Lo studio sottolinea la necessità di misure proattive per proteggere le specie minacciate dai cambiamenti climatici. Ad esempio, le traslocazioni possono aiutare le specie ad adattarsi alle nuove condizioni. Le conoscenze sulla capacità di adattamento delle specie, ricavate da studi come quello sulla primula siberiana, possono aiutare a indirizzare le misure di conservazione e motivare lo sviluppo di metodi per conservare le specie minacciate dai cambiamenti climatici. Tuttavia, secondo i ricercatori, l’azione più critica è quella di cercare di limitare i cambiamenti climatici, permettendo così alle specie di adattarsi naturalmente. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.