Roma – La rete di scheletri di corallo morti lasciati indietro dagli eventi di sbiancamento ha causato la rottura di processi critici, impedendo in ultima analisi il recupero delle barriere coralline. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ University of California, Santa Barbara, pubblicato su Global Change Biology. “Abbiamo scoperto che gli scheletri di corallo morti impediscono agli erbivori di rimuovere le macroalghe, consentendone la crescita e impedendo a nuovi coralli di stabilirsi e sopravvivere sulla barriera corallina”, ha affermato Kai Kopecky, autore principale dello studio. La protezione fornita dagli scheletri di corallo morti potrebbe teoricamente aiutare i giovani coralli, se le giovani leve si stabilissero sulla barriera corallina poco dopo un evento di sbiancamento. Sfortunatamente, i coralli tendono a riprodursi solo una volta all’anno, mentre molte alghe si riproducono continuamente, dando alle alghe il vantaggio di colonizzare il substrato appena disponibile. Le macroalghe competono con i coralli per spazio, luce e risorse. Le alghe crescono più velocemente dei coralli, quindi senza l’effetto di bilanciamento degli organismi erbivori possono facilmente invadere una barriera corallina, impedendo ai nuovi coralli di stabilirsi. Le giovani leve di coralli sono particolarmente vulnerabili a questa competizione e una volta che una barriera corallina passa dall’essere ricoperta di coralli ad essere ricoperta di alghe, può essere difficile invertire il cambiamento, come ha dimostrato il team in una ricerca precedente. Ora gli studiosi vogliono capire se la rimozione degli scheletri morti dalla barriera corallina potrebbe stimolare il recupero dei coralli o almeno mitigare gli impatti dello sbiancamento.(30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Gli scheletri dei coralli morti stanno ostacolando la rigenerazione della barriera
(30 Settembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla