Lucrezia Parpaglioni

I cambiamenti climatici minacciano la vita dei bradipi

(27 Settembre 2024)

Roma – I bradipi, celebri per la loro lentezza, originari dell’America centrale e meridionale, potrebbero essere minacciati dal cambiamento climatico. Lo rivela una ricerca guidata da Rebecca Cliffe, di The Sloth Conservation Foundation, riportato su PeerJ Life & Environment. Gli scienziati hanno studiato la risposta metabolica dei bradipi all’aumento delle temperature, suggerendo che i limiti energetici di questi animali potrebbero rendere insostenibile la sopravvivenza entro la fine del secolo, in particolare per le popolazioni di alta quota. Lo studio ha analizzato come i bradipi a due dita, noti scientificamente come Choloepus hoffmanni, che vivono in regioni sia di altopiano che di pianura, rispondono alle diverse temperature ambientali. Utilizzando la calorimetria indiretta, i ricercatori hanno misurato il consumo di ossigeno e la temperatura corporea dei bradipi in condizioni che imitano i cambiamenti climatici previsti. I risultati indicano un futuro preoccupante per i bradipi, soprattutto per quelli che risiedono in aree ad alta quota.“I bradipi sono intrinsecamente limitati dal loro metabolismo lento e dall’incapacità di regolare efficacemente la temperatura corporea, a differenza della maggior parte dei mammiferi”, ha detto Cliffe. “La nostra ricerca mostra che i bradipi, soprattutto nelle regioni ad alta quota, potrebbero non essere in grado di sopravvivere ai significativi aumenti di temperatura previsti per il 2100”, ha continuato Cliffe. I bradipi delle regioni di alta quota subiscono un forte aumento del tasso metabolico a riposo, RMR, con l’aumento delle temperature. Al contrario, i bradipi di pianura, pur essendo meglio adattati alle temperature più elevate, sperimentano una depressione metabolica come meccanismo di sopravvivenza quando le temperature superano la loro zona di comfort, nota come “zona termicamente attiva”, TAZ. Entro il 2100, con gli aumenti di temperatura previsti tra i 2°C e i 6°C negli habitat dei bradipi, si stima che i bradipi d’alta quota dovranno affrontare un grave carico metabolico. La loro limitata capacità di elaborare l’energia, unita a una minima flessibilità geografica, potrebbe impedire loro di adattarsi al riscaldamento del clima. Il lento tasso di digestione dei bradipi, fino a 24 volte più lento di altri erbivori di dimensioni simili, rappresenta un’altra sfida: qualsiasi aumento del fabbisogno metabolico dovuto ai cambiamenti climatici non può essere facilmente soddisfatto da un maggiore apporto di cibo, rendendo difficile per i bradipi mantenere l’equilibrio energetico. L’aspetto più preoccupante della ricerca è il destino dei bradipi d’alta quota. A causa della loro limitata capacità di migrare verso regioni più fresche e della limitata flessibilità metabolica, queste popolazioni potrebbero andare incontro all’estinzione se le temperature continueranno ad aumentare. Lo studio suggerisce che, mentre i bradipi di pianura possono far fronte alla situazione spostando i loro areali ad altitudini più elevate, i bradipi di alta quota sono geograficamente limitati e potrebbero non avere questa possibilità. Questa rigidità biologica, unita all’aumento del fabbisogno metabolico nei climi più caldi, potrebbe spingere queste popolazioni verso una crisi di sopravvivenza. I risultati evidenziano la necessità di sforzi urgenti di conservazione per proteggere le popolazioni di bradipi, in particolare quelle delle regioni ad alta quota, dagli impatti del cambiamento climatico. Il gruppo di ricerca suggerisce di approfondire le strategie di adattamento e le politiche di conservazione che possono contribuire a mitigare i rischi che i bradipi corrono in un mondo in rapido riscaldamento.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.