Roma – Antichissimi organismi costruttori di barriere simili a quelle coralline potrebbero offrire indizi molto utili per sviluppare le strategie di conservazione dei coralli odierni. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ Università metropolitana di Osaka e pubblicato su Geology. Gli autori hanno scoperto che questi organismi chiamati stromatoporoidi sono sopravvissuti all’evento di estinzione di massa del tardo Devoniano e hanno continuato a prosperare come importanti costruttori di barriere molto tempo dopo la loro presunta estinzione. Queste scoperte gettano luce su come la vita sulla Terra ha risposto ai cambiamenti ambientali del passato, offrendo preziose informazioni sulla resilienza e l’adattabilità degli ecosistemi marini. “Si pensava che gli stromatoporoidi fossero scomparsi come costruttori di barriere dopo l’estinzione del tardo Devoniano”, ha affermato Yoichi Ezaki, professore presso la Graduate School of Science dell’Università Metropolitana di Osaka e autore principale dello studio. L’estinzione del tardo Devoniano fu uno dei cinque eventi di estinzione di massa nella storia della Terra. Influenzò significativamente la vita marina, causando un declino nella diversità degli organismi costruttori di barriere Durante il Carbonifero (circa 359-299 milioni di anni fa), che seguì questo evento devastante, non si conosceva l’esistenza di alcuna barriera stromatoporoide… fino ad ora. Esaminando attentamente i fossili delle rocce carbonifere rinvenute nel gruppo calcareo di Akiyoshi, nel Giappone sud-occidentale, il team di ricerca ha scoperto scheletri laminati caratteristiche tipiche degli stromatoporoidi. “Contrariamente a quanto si pensava in precedenza, le nostre scoperte in Giappone dimostrano che gli stromatoporoidi non solo sono sopravvissuti, ma hanno continuato a svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione delle barriere durante il Carbonifero”, ha affermato Ezaki. La presenza continuata di questi organismi costruttori di barriere coralline nel tardo Carbonifero suggerisce che si siano adattati a nuove nicchie ecologiche in risposta al cambiamento climatico. I risultati dello studio evidenziano la potenziale resilienza di alcuni organismi costruttori di barriere in ambienti particolari, offrendo lezioni preziose per gli attuali sforzi di conservazione. (30Science.com)