Roma – I movimenti migratori delle gru sembrano direttamente influenzati da aspetti dell’ambiente, come la presenza di colture o specchi d’acqua, ma anche la temperatura e la copertura vegetale. A documentare questa curiosa correlazione uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati dell’Università del Michigan. Il team, guidato da Scott Yanco, ha utilizzato dei dispositivi di tracciamento GPS per seguire i movimenti di 104 gru attraverso l’Asia, l’Africa e l’Europa. Gli strumenti utilizzati dal gruppo di ricerca includevano fasce di geolocalizzazione alimentate a energia solare. I dati hanno mostrato che alcune rotte migratorie superavano i 6.400 km di viaggio tra andata e ritorno, e portavano gli animali ad attraversare barriere come le catene montuose delle Alpi e dell’Himalaya, i deserti della penisola arabica o il Mar Mediterraneo. Oltre al tracciamento, i ricercatori hanno anche sviluppato un quadro statistico, per rivelare la correlazione tra gli spostamenti degli animali e alcune peculiarità dell’ambiente. “Gli uccelli devono soddisfare i propri bisogni con ciò che possono ottenere dal loro ambiente – spiega Yanco – ma entrambi cambiano costantemente. Questo crea un intrigante problema di ottimizzazione e volevamo sapere se le gru gestissero la migrazione a lunga distanza”. L’indagine ha mostrato che tutte le quattro specie di gru analizzate affrontavano condizioni ambientali nettamente diverse nel corso di un anno, che sembravano sincronizzate con eventi importanti nelle loro vite. “Questa associazione – sottolinea Yanco – è stata particolarmente evidente quando abbiamo confrontato le temperature e la disponibilità di risorse nelle aree di svernamento e riproduzione estiva. In alcuni casi, le migrazioni stesse comportavano enormi cambiamenti nelle condizioni ambientali”. Ad esempio, riportano gli esperti, le gru comuni hanno chiaramente enfatizzato le aree agricole durante la tarda estate, un periodo che coincide con l’allevamento dei giovani e la preparazione per la migrazione autunnale. Le gru tibetane, invece, dovevano decidere tra un habitat sicuro per il riposo e l’abbondanza delle risorse. “Sorprendentemente – precisa Ivan Pokrovsky, altra firma dell’articolo – l’equilibrio tra queste esigenze contrastanti è cambiato nel corso dell’anno a seconda di cosa stavano facendo gli uccelli. Durante la migrazione abbiamo osservato gli animali propendere per condizioni di riposo più sicure, mentre durante la riproduzione si sono orientati verso possibilità di cibo più abbondante. Siamo rimasti davvero sbalorditi da quanto bene le gru abbiano utilizzato il movimento per risolvere i compromessi tra esigenze concorrenti e per accedere a determinati ambienti durante i periodi chiave dell’anno”. “Comprendere il modo in cui gli animali interagiscono con l’ambiente circostante – concludono gli autori – ci permette di ricostruire un quadro più sfumato di come possano sopravvivere in ambienti complessi, il che è fondamentale per sviluppare azioni politiche e gestionali per affrontare la crisi bivalente del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità. Quando sappiamo come gli animali utilizzano determinate condizioni ambientali, possiamo fare previsioni migliori su come le specie potrebbero rispondere al cambiamento globale causato dall’uomo e sviluppare interventi più efficaci che garantiscano di preservare le condizioni di cui le specie hanno bisogno per sopravvivere”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Le gru migrano e interagiscono in modo profondo con l’ambiente
(24 Settembre 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).