Roma – La frequenza e la durata dei compiti a casa hanno mostrato di avere un impatto sul rendimento scolastico degli studenti irlandesi della scuola secondaria, con i compiti assegnati quotidianamente sono risultati più efficaci per migliorare i risultati in matematica, mentre i risultati in scienze hanno beneficiato maggiormente dei compiti assegnati da tre a quattro volte alla settimana. Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Hamilton e del Dipartimento di Matematica e Statistica dell’Università Maynooth, in Irlanda, pubblicato sulla rivista Learning & Instruction. La ricerca, guidata dai professori Andrew Parnell, Nathan McJames e Ann O’Shea, ha utilizzato un nuovo modello di intelligenza artificiale per analizzare i dati del Trends in International Mathematics and Science Study, TIMSS 2019. Concentrandosi su 4.118 studenti irlandesi del secondo anno di scuola secondaria, la ricerca ha valutato l’impatto di diversi modelli di compiti a casa sulle loro prestazioni in matematica e scienze. Lo studio evidenzia che la frequenza dei compiti a casa è più importante della loro durata. I compiti a casa di breve durata, fino a 15 minuti, si sono dimostrati più efficaci dei compiti più lunghi. Ciò suggerisce che compiti regolari e concisi possono promuovere l’apprendimento senza sovraccaricare gli studenti con un lavoro eccessivo. Contrariamente alle ricerche precedenti, questo studio ha rilevato che tutti gli studenti, a prescindere dal contesto socioeconomico, hanno tratto benefici simili dai compiti a casa, indicando vantaggi equi per le diverse popolazioni di studenti. I ricercatori auspicano che le politiche sui compiti a casa diano la priorità a compiti regolari e di breve durata per ottimizzare l’impegno degli studenti e il successo accademico senza causare stress eccessivo. “Il nostro studio fornisce una solida prova del fatto che i compiti a casa regolari possono migliorare significativamente il rendimento degli studenti, soprattutto quando vengono assegnati poco e spesso” ha detto Nathan McJames, autore principale. “Evitando compiti molto lunghi, questo permette agli studenti di bilanciare i compiti scolastici con altre attività importanti al di fuori della scuola”, ha continuato McJames. “L’uso di metodi avanzati di inferenza causale garantisce l’affidabilità dei nostri risultati”, ha dichiarato Andrew Parnell, autore dello studio. “Questa ricerca fornisce spunti preziosi che possono guidare cambiamenti politici basati sull’evidenza nel campo dell’istruzione, a beneficio degli studenti di tutti i settori”, ha concluso Parnell. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
La durata e frequenza dei compiti influenzano i risultati a scuola
(23 Settembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.