Roma – Le temperature febbrili accelerano il metabolismo, la proliferazione e l’attività delle cellule immunitarie, ma causano anche stress mitocondriale, danni al DNA e morte cellulare. Questo inaspettato risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science Immunology, condotto dagli scienziati del Vanderbilt University Medical Center. Il team, guidato da Jeff Rathmell, ha analizzato i meccanismi cellulari e gli effetti associati alla febbre. I risultati, commentano gli autori, offrono una comprensione meccanicistica del modo in cui le cellule rispondono al calore e potrebbero contribuire a spiegare in che modo l’infiammazione cronica contribuisce allo sviluppo del cancro. L’impatto della febbre sulle cellule, osservano gli esperti, è un’area relativamente poco studiata, in parte perché è difficile alterare la temperatura dei modelli animali senza causare stress, mentre le cellule in laboratorio sono generalmente coltivane negli incubatori impostati alla temperatura del corpo umano. “La maggior parte dei processi infiammatori – sottolinea Rathmell – avviene a temperature diverse dai 37 gradi canonici, ma sono davvero pochi i lavori scientifici volti a capire i meccanismi associati all’alterazione di questi valori”. Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha coltivato cellule T del sistema immunitario a 39 gradi Celsius. Il team ha scoperto che il calore aumentava il metabolismo delle cellule T helper, la proliferazione e l’attività effettrice infiammatoria e diminuiva la capacità di soppressione delle cellule T regolatrici. “Questo ha molto senso se si guarda alla febbre come a una risposta all’infezione – continua Darren Heintzman, altra firma dell’articolo – ma abbiamo anche scoperto che un sottoinsieme di cellule T helper, chiamate cellule Th1, tendeva a sviluppare stress mitocondriale e danni al DNA. In alcuni casi, abbiamo addirittura osservato il decesso cellulare. Questo è stato sconcertante”. L’analisi ha rivelato infatti che una parte delle cellule Th1 muore, mentre le altre subiscono un adattamento, modificano i loro mitocondri e diventano più resistenti allo stress. “Le cellule che sopravvivono – precisa Rathmell – producono più citochine, molecole di segnalazione immunitaria, funzionano meglio e proliferano di più. Crediamo che questa risposta sia un modo fondamentale in cui le cellule possono percepire il calore e rispondere allo stress”. “All’interno dei tessuti – concludono gli autori – la temperatura cambia costantemente, e non sappiamo davvero quali siano gli effetti di queste variazioni. Sembra che il calore abbia degli effetti mutageni, quando le cellule che rispondono allo stress mitocondriale non riparano adeguatamente i danni al DNA o muoiono. L’infiammazione cronica con periodi prolungati di temperature tissutali elevate potrebbe spiegare come alcune cellule diventano tumorigeniche. Questo lavoro contribuisce a chiarire le motivazioni per cui la febbre, se persiste per periodi prolungati, può rappresentare un pericolo per l’organismo”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
La febbre prolungata può provocare danni e morte cellulare
(23 Settembre 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).