Valentina Di Paola

Gb: 1 medico di famiglia su 5 usa l’Ia, senza linee guida specifiche

(18 Settembre 2024)

Roma – Un quinto dei medici di famiglia sembra aver prontamente integrato l’intelligenza artificiale nella propria pratica clinica, nonostante la mancanza di linee guida formali e chiare politiche di lavoro sull’utilizzo di questi strumenti. A dimostrarlo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Health & Care Informatics, condotto dagli scienziati dell’Università di Uppsala. Il team, guidato da Charlotte Blease, ha somministrato un sondaggio a mille medici di base del Regno Unito. Dopo il lancio di ChatGPT alla fine del 2022, l’interesse per i chatbot basati su modelli linguistici di grandi dimensioni è aumentato vertiginosamente, con un focus particolare rivolto al potenziale clinico di questi strumenti. Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha chiesto alla coorte se avessero mai implementato un’intelligenza artificiale durante la pratica clinica. In seguito, i volontari hanno riportato le motivazioni dell’utilizzo delle ia. Il 20 per cento degli intervistati, pari a 205 individui, ha dichiarato di aver utilizzato almeno un’intelligenza artificiale nell’esercizio del proprio mestiere. Tra questi, il 29 per cento riporta di impiegarli per generare documentazione a seguito degli appuntamenti con i pazienti, il 28 e il 20 per cento, invece, afferma di aver usato l’’intelligenza artificiale per suggerire una diagnosi differenziale o un trattamento, rispettivamente. Come potenziale bias della ricerca, gli autori precisano che i medici coinvolti potrebbero non essere rappresentativi di tutto il personale sanitario. Saranno pertanto necessari ulteriori approfondimenti. “Questi risultati – commentano i ricercatori – suggeriscono che i medici di base potrebbero trarre valore dagli strumenti di intelligenza artificiale, specialmente per le attività amministrative e per supportare il ragionamento clinico. Tuttavia, mettiamo in guardia sul fatto che questi strumenti hanno delle limitazioni, poiché possono incorporare errori e pregiudizi, e allo stesso tempo costituiscono un potenziale rischio per la privacy dei pazienti”. “La comunità medica – concludono gli autori – dovrà trovare il modo di educare il personale, i tirocinanti e i medici sui benefici e sui rischi delle intelligenze artificiali, che, se utilizzate correttamente, possono sicuramente rappresentare uno strumento potente”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).