Valentina Arcovio

Un pappagallo neozelandese ha modificato il colore delle piume per difesa

(10 Settembre 2024)

Roma – Il kākāpō della Nuova Zelanda, un piccolo pappagallo incapace di volare, si è evoluto fino a sviluppare un piumaggio di due colori specifici, per proteggersi al meglio dagli attacchi dei predatori non endemici. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Biology, condotto dagli scienziati dell’Helmholtz AI, in Germania, del Dipartimento di conservazione dell’Aotearoa Nuova Zelanda e del Māori iwi Ngāi Tahu. Il team, guidato da Lara Urban, ha analizzato gli esemplari di kākāpō, scientificamente noto come Strigops habroptilus, un pappagallo notturno endemico della Nuova Zelanda. Dopo che i coloni europei hanno introdotto nuovi predatori, nel 1995 si contavano solo 51 esemplari della specie. Intensi sforzi di conservazione hanno contribuito ad aumentare considerevolmente le chance di sopravvivenza degli animali, che oggi sono circa 250. Il kākāpō può essere verde o verde oliva. Per comprendere come si siano evolute le variazioni di colore, i ricercatori hanno analizzato la sequenza del genoma di 168 individui. Sono state individuate due varianti genetiche che insieme spiegano la variazione di colore in tutti gli animali considerati. La microscopia elettronica a scansione ha mostrato che le piume verdi e oliva riflettono lunghezze d’onda della luce leggermente diverse a causa delle differenze nella loro struttura microscopica. Gli studiosi ipotizzano che la colorazione olivastra sia apparsa per la prima volta circa 1,93 milioni di anni fa, in concomitanza con l’evoluzione di due uccelli predatori: l’aquila di Haast e la poiana di Eyles. Le simulazioni al computer suggeriscono che i colori del kākāpō si sono evoluti a causa della pressione dei predatori, e sono rimasti nel patrimonio genetico della specie anche a seguito dell’estinzione dei rapaci, avvenuta circa 600 anni fa. Gli autori sostengono che comprendere le origini della colorazione del kākāpō potrebbe avere rilevanza per la conservazione di questa specie. Senza alcun tipo di interventi, infatti, questi pappagalli potrebbero scomparire in sole 30 generazioni. “Utilizzando una libreria genomica completa per la specie – commenta Andrew Digby, altra firma dell’articolo – abbiamo spiegato come le attuali morfologie di colore del kākāpō potrebbero essere il risultato della pressione esercitata da predatori estinti. Utilizzare la genomica per comprendere l’attuale significato di tali caratteristiche è importante mentre cerchiamo di ripristinare la popolazione di kākāpō riducendo la gestione intensiva e riportandolo ai suoi habitat precedenti”. (30Science.com)

Valentina Arcovio