Valentina Arcovio

Tumori: allarme sovradiagnosi per la prostata, troppi casi in Europa dal 1980

(5 Settembre 2024)

Roma – I tassi di cancro alla prostata in Europa dal 1980ad oggi sono indicativi di ripetuti casi di sovradiagnosi, ovvero l’individuazione di tumori innocui che difficilmente causano sintomi o morte nel corso della vita del paziente, il che può portare a trattamenti non necessari, impatti negativi sulla qualità della vita e spreco di risorse sanitarie. Lo rivela uno studio guidato da Salvatore Vaccarella, del Cancer Surveillance Branch, International Agency for Research on Cancer di Lione, in Francia, pubblicato su The BMJ. I risultati mostrano un rapido aumento del numero di nuovi casi in parallelo all’adozione di test dell’antigene prostatico specifico, PSA. Tuttavia, i tassi di mortalità nel periodo tra il 1980 e il 2020 sono stati molto più bassi e meno variabili, con cali costanti nella maggior parte dei luoghi e minori differenze tra i Paesi. “Questa divergenza tra incidenza e decessi suggerisce che l’intensità e la copertura del test del PSA sono state un fattore critico per le tendenze all’aumento dell’incidenza del cancro alla prostata in Europa”, hanno affermato i ricercatori, che rafforzano l’idea della necessità di ridurre al minimo i danni della sovradiagnosi. “Ciò è di particolare rilevanza per la potenziale implementazione di programmi di screening del cancro alla prostata a livello di popolazione che, se attuati in futuro, dovrebbero essere attentamente progettati e pianificati per minimizzare e monitorare i danni della sovradiagnosi nella popolazione”, hanno aggiunto gli autori. Il test del PSA non regolamentato e opportunistico è stato, ed è tuttora, comune in Europa. Il Piano europeo per la lotta contro il cancro ha recentemente proposto una nuova strategia per i programmi di screening del cancro alla prostata, ma prima di introdurre nuovi approcci sono necessari dati di base sui livelli nazionali e sulle tendenze degli esiti del cancro alla prostata. A tal fine, i ricercatori hanno ottenuto dati sui tassi di incidenza annuale del cancro alla prostata per gli uomini di età compresa tra 35 e 84 anni, in 26 Paesi europei, nel periodo tra il 1980 e il 2017 e dati sulla mortalità nel periodo tra il 1980 e il 2020. Gli scienziati hanno inoltre effettuato una revisione degli studi sulla diffusione del test del PSA in 12 Paesi europei, riscontrando che l’incidenza è più che raddoppiata nella maggior parte dei Paesi dal 1990 al 2017, parallelamente alla diffusione del test del PSA, anche se il ritmo dell’aumento varia notevolmente tra i Paesi e nel tempo. Ad esempio, l’incremento dell’incidenza è stato maggiore nel Nord Europa, in Francia e nei Paesi baltici, in particolare in Lituania, dove i tassi sono aumentati fino a otto volte. La differenza tra i tassi di incidenza più alti e più bassi nei vari Paesi variava da 89,6 per 100.000 uomini nel 1985 a 385,8 per 100.000 uomini nel 2007. Al contrario, i tassi di mortalità sono stati molto più bassi in termini assoluti, passando da 12, in Ucraina e Bielorussia nel 1981 a 53, in Lettonia, decessi per 100.000 uomini nel 2006. La differenza tra i tassi di mortalità più alti e più bassi nei vari Paesi variava da 23,7 per 100.000 uomini nel 1983 a 35,6 per 100.000 uomini nel 2006. Considerando tutti i Paesi e i periodi, è stata registrata una variazione fino a 20 volte nell’incidenza del cancro alla prostata, ma solo una variazione di cinque volte nei decessi. Trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trarre conclusioni definitive su cause ed effetti e i ricercatori sottolineano diverse limitazioni che rendono i risultati da interpretare con cautela. Tuttavia, sostengono che questi risultati “dovrebbero contribuire a migliorare la comprensione dell’effetto del test del PSA sull’incidenza e sulla mortalità in Europa, evidenziando modelli coerenti tra i vari Paesi”. “L’attuale elevata incidenza del cancro alla prostata in molti Paesi può essere gonfiata da test del PSA non regolamentati e opportunistici che servono a mascherare eventuali variazioni dovute a fattori causali e possono essere indicativi di una sovradiagnosi”, hanno spiegato gli autori. “Un attento monitoraggio e una valutazione dei benefici e dei danni, compresa la sovradiagnosi, saranno essenziali per la potenziale implementazione delle linee guida dell’UE e per l’introduzione prospettica dello screening del cancro alla prostata in tutta la popolazione”, hanno concluso gli scienziati. (30Science.com)

Valentina Arcovio