Roma – Uno studio internazionale coordinato dall’Ospedale San Raffaele ha testato l’efficacia e la sicurezza delle nanoparticelle d’oro per individuare e trattare in un’unica volta i tumori della vescica inferiori a 1 millimetro, fino ad ora invisibili e responsabili di recidive. Il lavoro, condotto su modelli preclinici, è stati pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Sono oltre mezzo milione ogni anno le nuove diagnosi di tumore alla vescica. Questo tipo di neoplasia non solo è la decima più diffusa al mondo, ma risulta essere anche una delle più difficili da curare da un lato a causa della resistenza alla terapia, dall’altro alla presenta della cosiddetta “malattia residua”. Le attuali tecniche di diagnostica per immagini, infatti, non sono in grado di rilevare i tumori inferiori a 1 millimetro, soprattutto quando sono piatti, rendendoli estremamente difficili da rimuovere. Ogni anno, a causa di queste limitazioni diagnostiche e terapeutiche, circa 200.000 pazienti presentano una recidiva tumorale vedendosi costretti a intraprendere molteplici percorsi terapeutici lunghi e dolorosi o, nel peggiore dei casi, alla rimozione della vescica, procedure che alla sanità mondiale costano all’anno circa 10 miliardi di dollari. A fare un passo in avanti per migliorare la cura di questi tumori sono stati i ricercatori coordinati da Massimo Alfano, group leader dell’Unità di microambiente extracellulare dell’Istituto di Ricerca Urologica – URI che ha avviato nel 2018 “EDIT”, un progetto a cui hanno partecipato anche l’Università Vita-Salute San Raffaele, il CNR di Pisa, l’Università di Bologna, Ascend Technologies del Regno Unito, FUJIFILM Visualsonics Inc. di Amsterdam e l’Università della Malesia. Il progetto è stato sostenuto dal programma di ricerca e innovazione HORIZON 2020 dell’Unione Europea, e ha portato oggi alla pubblicazione dello studio “Gold nanorods-assisted theranostic solution for non-visible residual disease in bladder cancer”. La ricerca dimostra l’efficacia e la sicurezza in modelli preclinici dell’utilizzo di nanoparticelle d’oro per la diagnosi e la cura dei tumori alla vescica inferiori a 1 millimetro, promettendo di ridurre al minimo la “malattia residua” e di eliminare il problema della resistenza alle terapie. Le “gold nanorods” sono veri e propri lingotti d’oro lunghi pochi nanometri che, una volta infusi nella vescica di modelli murini attraverso l’uretra, grazie a uno specifico marcatore, riconoscono e si legano solo alle cellule tumorali. Grazie all’utilizzo di una luce pulsata le nanoparticelle d’oro emettono ultrasuoni, rendendo visibile la presenza del piccolo tumore tramite ecografia. Si è altresì dimostrato che, se invece che alla luce pulsata le “gold nanorods” vengono sottoposte a luce continua, seppur della stessa lunghezza d’onda, si scaldano riuscendo a bruciare ed eliminare definitivamente i piccoli tumori prima di adesso invisibili e ineliminabili. “Siamo riusciti a sviluppare una soluzione unica per i problemi che questa forma di neoplasia comporta”, spiega Alfano. “In clinica si definisce approccio teragnostico: grazie alle “gold nanorods” siamo in grado di combinare la diagnosi e la terapia in un unico processo. Inoltre, essendo le particelle instillate direttamente in vescica – aggiunge – e poiché l’oro è un materiale biocompatibile, non si rischiano effetti collaterali nei tessuti o negli organi circostanti non neoplastici, effetti che una terapia farmacologica o immunoterapica non potrebbe garantire”. Molto interessanti le prospettive future. “L’applicazione in clinica di questa soluzione, la cui fattibilità è stata dimostrata nel modello preclinico, potrebbe ridurre la frequenza delle recidive del tumore della vescica e il numero di pazienti con tumori ricorrenti – conferma Alfano – prevediamo un grande impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti insieme a una riduzione dei costi sociali sanitari”. Per questo nel settembre 2023 è nato il progetto PHIRE, sempre coordinato dal dottor Massimo Alfano e finanziato dal programma Horizon Europe dell’Unione Europea, il cui obiettivo è di portare sul mercato le gold nanorods, di cui l’IRCCS Ospedale San Raffaele condivide il brevetto con l’Università di Bologna, per l’identificazione e il trattamento di lesioni tumorali alla vescica di dimensioni inferiori a 1 millimetro. “Il nostro progetto di ricerca e sviluppo, di cui questo studio presenta gli ottimi risultati, è ora alla ricerca di partner industriali e/o finanziari per veder realizzata e applicata questa nuova tecnologia che, siamo sicuri, potrà fare la differenza e garantire il benessere di tantissimi pazienti”, conclude Alfano. (30Science.com)
Valentina Arcovio
Tumori: nanoparticelle d’oro efficaci per diagnosi e cura cancro vescica
(2 Settembre 2024)
Valentina Arcovio