Roma – L’elaborazione dei ricordi traumatici durante il sonno può portare a cambiamenti specifici nel cervello, associati al miglioramento dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dagli scienziati dell’Amsterdam University Medical Center. Il team, guidato da Hein van Marle e Christa van der Heijden, ha valutato un approccio innovativo per il trattamento del PTSD coinvolgendo 33 pazienti. Il disturbo da stress post-traumatico, spiegano gli esperti, è un disturbo di salute mentale che può verificarsi dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico, e può provocare flashback, incubi, ipereccitazione e problemi di umore e sonno. Attualmente, il trattamento di questa condizione prevede la psicoterapia basata sull’esposizione, per cui i terapeuti lavorano insieme ai pazienti per riprogrammare le emozioni associate al ricordo traumatico, attraversando la paura per giungere a una risposta più neutra. Tuttavia, fino al 50 per cento dei pazienti non risponde bene a questo trattamento. I ricercatori hanno dimostrato che riattivare i ricordi alterati terapeuticamente durante il sonno è associato a una maggiore attività cerebrale correlata all’elaborazione della memoria, a sua volta correlata a una riduzione dei sintomi della PTSD. “Il sonno potrebbe diventare una nuova finestra di trattamento per alcuni disturbi – afferma van Marle – alcune fasi specialmente offrono opportunità unica per migliorare la memoria delle reazioni emotive agli eventi traumatici. Quando dormiamo, il cervello si concentra sul consolidamento dei ricordi e sull’immagazzinamento delle informazioni a lungo termine”. Ricerche precedenti hanno dimostrato che la formazione di un nuovo ricordo in associazione a uno stimolo differente, come un odore o un suono particolari, può facilitare il richiamo alla memoria del ricordo se durante il sonno il paziente viene esposto allo stesso stimolo. Questa tecnica di potenziamento della memoria è chiamata riattivazione della memoria mirata (TMR). Nell’ambito del lavoro, i ricercatori hanno coinvolto 33 pazienti con PTSD, con cui è stata eseguita una sessione serale di trattamento per il disturbo. Durante la notte, gli autori hanno registrato le onde cerebrali dei pazienti, che dormivano nel laboratorio. 17 individui hanno ricevuto la TMR, allo scopo di incrementare le capacità di archiviazione della memoria del trattamento e alleviare i sintomi della condizione. Il gruppo di controllo, invece, non ha ricevuto ulteriori sessioni. Stando a quanto emerge dall’indagine, il trattamento TMR sembrava efficace quanto l’approccio noto come desensibilizzazione e rielaborazione tramite movimenti oculari (EMDR). Nei prossimi step, gli studiosi sperano di capire se la somministrazione del trattamento TMR per cinque notti consecutive possa ridurre più o meno significativamente i sintomi della sindrome da stress post-traumatico. “Siamo rimasti positivamente colpiti – conclude Van Marle – dal fatto che la riattivazione della memoria mirata non provocava effetti negativi sui pazienti. Non sono stati segnalati incubi o peggioramenti del sonno a seguito del trattamento. Questo è molto incoraggiante per i prossimi studi. Speriamo che il nostro lavoro possa ispirare la ricerca futura sull’importanza di esplorare gli effetti benefici della TMR nel trattamento di altre condizioni”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Psicoterapia durante il sonno utile contro la sindrome da stress post-traumatico
(7 Agosto 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).