Valentina Di Paola

Anche i leoni marini possono fotografare il fondale

(7 Agosto 2024)

Roma – Le telecamere trasportate dai leoni marini possono essere impiegate per l’esplorazione degli habitat oceanici finora sconosciuti. Questa la curiosa soluzione presentata da uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Adelaide e del South Australian Research and Development Institute. Il team, guidato da Nathan Angelakis, ha applicato delle telecamere in una popolazione di leoni marini australiani, una specie in via di estinzione, scientificamente noti come Neophoca cinerea. La conoscenza dei fondali del mondo, spiegano gli autori, è ancora piuttosto frammentaria. L’utilizzo di veicoli sottomarini con comando a distanza è piuttosto esoso, richiede determinate condizioni meteorologiche e può essere complicato nelle zone più profonde e offshore. Nell’ambito dello studio, gli autori hanno utilizzato otto femmine adulte di leoni marini per trasportare delle telecamere. I video risultanti hanno permesso al gruppo di ricerca di identificare habitat bentonici precedentemente non classificati. “I dati video e di movimento trasmessi da un predatore – sostiene Angelakis – possono essere estremamente utili per la mappatura di habitat bentonici nelle vaste aree del fondale marino. Al contempo, queste informazioni possono aiutarci a monitorare habitat cruciali per le specie in via di estinzione”. Telecamere e strumenti di tracciamento sono stati incollati a piccoli pezzi di neoprene e successivamente applicati alla pelliccia degli animali. In totale, l’attrezzatura pesava meno dell’un per cento degli esemplari, in modo da non disturbare i leoni marini, che hanno indossato i dispositivi per due-tre giorni. “Abbiamo scelto le femmine – spiega Angelakis – per poter recuperare l’attrezzatura quando sarebbero tornate ad accudire i cuccioli lasciati sulla terraferma. Abbiamo utilizzato dei logger GPS collegati via satellite sui leoni marini, il che ci ha permesso di tracciare la loro posizione in tempo reale e sapere quando avvicinarci alla colonia”. In totale, gli autori hanno analizzato 89 ore di registrazione, che hanno permesso l’identificazione di sei habitat bentonici, che spaziavano dalla barriera corallina di macroalghe, fino al masso di invertebrati. Successivamente, gli scienziati hanno utilizzato modelli di apprendimento automatico per prevedere grandi aree di habitat nella piattaforma continentale dell’Australia meridionale, incorporando fattori oceanografici e ambientali che potrebbero influenzare struttura e distribuzione degli ambienti sottomarini. “I leoni marini – continua Angelakis – coprivano aree piuttosto ampie attorno ai punti di raccolto. Abbiamo modellato gli habitat bentonici su oltre cinquemila chilometri quadrati della piattaforma continentale. I risultati contribuiscono a migliorare notevolmente la nostra conoscenza dei fondali marini e apre la strada a un nuovo metodo per l’analisi degli habitat sottomarini”. “Valutare le aree marine dalla prospettiva di un predatore – conclude –diversamente da un approccio di tipo antropocentrico più tradizionale, può migliorare la nostra comprensione degli ambienti bentonici e aiutarci a realizzare mappe più complete dei fondali marini”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).