Roma – Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia importante per la pesca mondiale, in particolare nell’Artico. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su PLOS ONE a firma di un team di ricerca dell’Università di Hokkaido, dell’Università di Tokyo e del National Institute of Polar Research. In particolare il Mare di Bering orientale e il Mare dei Ciukci, che contengono otto delle attività di pesca più produttive al mondo, stanno già subendo significativi cambiamenti climatici che hanno contribuito al sorprendente crollo di due specie importanti, il granchio delle nevi e il merluzzo del Pacifico. “Lo spostamento di stock o popolazioni ittiche fuori dalle loro tradizionali zone di pesca può rappresentare una sfida per i gestori delle risorse e le parti interessate, esacerbando i rischi di sfruttamento eccessivo e la corsa alla pesca”, afferma Irene D. Alabia, ricercatrice sui cambiamenti climatici presso l’Arctic Research Center dell’Università di Hokkaido in Giappone. Il modello dei ricercatori include parametri biologici, come il tasso di crescita della popolazione e il tasso di mortalità per pesca, e parametri economici, come i costi e il reddito associati alla pesca di ogni specie. Il team ha modellato quattro scenari di percorsi socioeconomici basati sul clima: sviluppo sostenibile, via di mezzo, rivalità regionale e sviluppo basato sui combustibili fossili. L’analisi ha suggerito che, con livelli di cambiamento climatico da bassi a moderati, gli ecosistemi marini ben gestiti potrebbero subire solo impatti economici limitati da qui al 2040. Tuttavia, un riscaldamento più estremo, inclusa la perdita di ghiaccio marino, avrebbe impatti più gravi. Tutti gli scenari climatici indicavano uno spostamento verso nord per tutte le specie studiate a causa della perdita dell’habitat del ghiaccio marino e delle temperature più calde dell’acqua nel Mare di Bering orientale. Lo spostamento più significativo nell’abbondanza è stato previsto per l’halibut della Groenlandia, con il baricentro della pesca previsto in movimento di oltre 80 chilometri per decennio nello scenario climatico di impatto più elevato. Al contrario, si prevedeva che la pesca del pollock walleye si sarebbe spostata di circa 30 chilometri per decennio. Anche nello scenario climatico più estremo, le notizie non erano tutte negative. Si prevedeva un aumento dell’abbondanza di merluzzo del Pacifico, ma una diminuzione del granchio delle nevi di alto valore. “L’entità dei cambiamenti nell’abbondanza variava a seconda delle specie, identificando potenziali vincitori e vinti nel contesto del cambiamento climatico e suggerendo la potenziale ristrutturazione delle future comunità marine nella regione artica del Pacifico”, ha affermato Alabia.(30Science.com)