Roma – Il krill, piccoli crostacei marini che vivono in grandi banchi – rappresenta un modello di adattamento al cambiamento climatico delle acque. E’ quanto sostenuto da ricercatori guidati dall’ Università di Uppsala in uno studio su Nature Communications. I crostacei del krill sono tra gli animali più comuni sulla Terra e una fonte di cibo cruciale per molte specie marine come balene, foche e pesci. Ma il rapido cambiamento climatico sta minacciando la loro sopravvivenza, con conseguenze potenzialmente gravi per gli ecosistemi marini. Se e come lo zooplancton come il krill possa adattarsi a un oceano più caldo è stato finora poco compreso. Sequenziando e confrontando il DNA di 74 esemplari provenienti da diverse parti del Nord Atlantico e del Mediterraneo, i ricercatori hanno ora acquisito una comprensione più approfondita di come questo plancton si adatti geneticamente al proprio ambiente. “Diverse popolazioni di krill settentrionale si sono storicamente adattate a condizioni molto diverse in diverse parti dell’Atlantico. Ciò lo rende un modello perfetto per comprendere quali geni e funzioni contribuiscono all’adattamento a diversi ambienti marini”, afferma Andreas Wallberg, ricercatore presso l’Università di Uppsala e autore principale dello studio. Lo studio dimostra che esiste un’ampia variazione genetica all’interno del krill settentrionale, il che è fondamentale per la loro capacità di adattarsi a diversi climi. I ricercatori hanno identificato centinaia di geni associati all’adattamento ad ambienti caldi e freddi. Ciò include geni correlati alla sensibilità alla luce e al calore, nonché all’assorbimento dei nutrienti e alla riproduzione, che sono fondamentali per la sopravvivenza e la riproduzione della specie in condizioni variabili in diversi climi. “Il genoma del krill è sei volte più grande di quello degli esseri umani e ha copie uniche di molti geni. La nostra ricerca dimostra che copie di geni specifici potrebbero aver svolto un ruolo importante nella capacità del krill di adattarsi sia alle acque fredde che a quelle calde. I nostri risultati potrebbero essere di grande importanza per la conservazione di importanti diversità genetiche ed ecosistemi marini”, afferma Per Unneberg. Ad esempio, lo studio suggerisce che le popolazioni di krill settentrionale che vivono nei fiordi scandinavi potrebbero essere “punti caldi” genetici per un futuro adattamento a un Nord Atlantico e Artico più caldi. Ciò rende la conservazione di queste popolazioni particolarmente importante, secondo i ricercatori. “Questa ricerca ci offre una nuova visione di come il plancton possa sopravvivere in un mondo in cui il clima cambia rapidamente, adattandosi geneticamente. Ciò che abbiamo imparato sul krill settentrionale può essere utilizzato anche per comprendere come altre specie possano far fronte al cambiamento climatico, come il krill antartico, che è una specie importante ma in declino nell’ecosistema antartico. Questo studio sottolinea l’importanza di mappare e conservare la diversità genetica nelle specie marine per garantire la stabilità dei nostri ecosistemi marini”, afferma Andreas Wallberg. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Krill, un modello di adattamento alle acque più calde per tutte le specie marine
(2 Agosto 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla