Gianmarco Pondrano d'Altavilla

California, anche lo stato green per eccellenza non fa abbastanza per la biodiversità

(30 Luglio 2024)

Roma –  Pur essendo considerato uno degli stati più green degli USA, la California non sta facendo abbastanza per difendere la propria biodiversità. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su PNAS in un numero interamente dedicato proprio alla sostenibilità in California. Dalle sequoie costiere ai papaveri dorati e all’artemisia, la California è un hotspot botanico mondiale. È anche un luogo che deve fare i conti con il caldo estremo, gli incendi e le coste in rovina. La bellezza naturale dello stato e la sua storia di sforzi pionieristici di conservazione lo rendono un banco di prova per la protezione della biodiversità di fronte ai cambiamenti climatici attuali e futuri, sostiene lo studio condotto dall’Università della California, Davis. Lo studio conclude che l’iniziativa 30 x 30 della California per preservare il 30 per cento delle sue terre e delle sue acque costiere entro il 2030, insieme agli sforzi per armonizzare la conservazione della biodiversità e l’energia rinnovabile, è un passo promettente. Ma evidenzia anche la necessità per la California di abbandonare le sue politiche di soppressione degli incendi durate decenni e adottare strategie antincendio che riflettano i nuovi regimi antincendio. “La California ha una storia di oltre 100 anni di leadership nella protezione dell’ambiente, dalla creazione di parchi per le persone all’adattamento climatico”, ha affermato l’autrice principale Susan Harrison, professoressa presso il Dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’UC Davis. “Le minacce sono estreme e senza precedenti, ma la California è sempre stata uno stato in cui sono emerse nuove soluzioni creative”. Il clima della California è diventato più caldo, più secco e più variabile dalla metà del 1900, ha osservato lo studio. Ha esaminato le principali minacce che il cambiamento climatico pone alla biodiversità e alla sostenibilità dello stato. Tra queste rientrano gli impatti del cambiamento della biodiversità vegetale, del cambiamento dell’uso del suolo, degli incendi boschivi e delle energie rinnovabili, nonché le risposte politiche a tali sfide. Gli autori hanno modellato la distribuzione di circa 6.400 specie di piante autoctone, identificando 15 hot spot regionali di biodiversità vegetale, da piccole aree, come le Isole del Canale, a vaste zone della Sierra Nevada e delle catene costiere. I modelli indicano che questi hot spot potrebbero perdere in media il 19 per cento delle loro specie vegetali autoctone entro il 2080, secondo le attuali proiezioni climatiche. Il complesso mosaico di microclimi della California implica che le specie dello stato potrebbero rispondere in un’ampia varietà di modi al cambiamento climatico. Si prevede che alcuni hot spot si sposteranno verso la costa o verso monte, mentre altri rimarranno o scompariranno.(30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla