Valentina Di Paola

ASI: cinque studi per analizzare Didymos e Dimorphos

(30 Luglio 2024)

Roma – Il sistema di asteroidi formato da Didymos e Dimorphos, che sono stati oggetto della missione di deviazione di corpi spaziali DART, potrebbe effettivamente essersi formato dal distacco di materia da parte di uno dei due elementi. Ad analizzare le caratteristiche dei due corpi celesti cinque diversi studi, pubblicati sulla rivista Nature Communications e condotti da scienziati di varie istituzioni. Utilizzando i dati raccolti dalla missione DART della NASA, i cinque gruppi di ricerca hanno studiato diverse peculiarità fisiche del sistema binario di asteroidi. Il primo team, guidato da Olivier Barnouin della Johns Hopkins University ha analizzato le caratteristiche geologiche e le proprietà fisiche di Didymos e Dimorphos grazie alle missioni NASA e alle immagini raccolte dal Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids (LICIACube) dell’Agenzia Spaziale Italiana. I ricercatori hanno scoperto che ad altitudini elevate, la superficie di Didymos è ruvida e contiene grandi massi (10-160 metri di lunghezza) e crateri. Al contrario, nelle altitudini basse, la superficie è liscia e ha meno grandi massi e crateri.

Gli autori riferiscono che Dimorphos potrebbe essersi formato da materiale rilasciato da Didymos, che potrebbe essere tra 40 e 130 volte più antico di Dimorphos. In particolare, secondo le stime, i due asteroidi potrebbero essersi formati rispettivamente 12,5 e 0,3 milioni di anni fa. In un altro lavoro, il gruppo di ricerca guidato da Naomi Murdoch, dell’Université de Toulouse, ha analizzato le tracce dei massi sulla superficie dell’asteroide e hanno determinato che la capacità portante (la capacità di una superficie di supportare carichi applicati) della superficie di Didymos è notevolmente inferiore a quella della sabbia asciutta sulla Terra o del suolo lunare. Il gruppo di ricerca guidato da Maurizio Pajola, dell’Istituto Nazionale di AstroFisica (INAF), ha valutato dimensioni, forme e modelli di distribuzione dei massi sulla superficie dei due asteroidi. In questo caso, l’indagine ha mostrato che i massi di Dimorphos potrebbero essersi formati in diverse fasi, e potrebbero derivare direttamente dalla sua controparte Didymos.

Caratteristiche geologiche su Dimorphos. Le frecce indicano un masso con fratture[1]ture (a), un cratere su massi con evidente scheggiatura (b), grembiuli di detriti orientati casualmente (frecce bianche; c) rocce su massi (frecce arancioni; c) più lineamenti su un singolo masso (freccia magenta; c), una possibile struttura di falò (frecce bianche; d) e un tessuto lineare (linee tratteggiate; d) con massi allineati (frecce arancioni; d) e lineamenti di superficie (e, f). Tutte le immagini sono state raccolte da DRACO pochi istanti prima che la sonda spaziale DART entrasse in collisione con Dimorphos. La vista globale (e) mostra la posizione dell’impatto DART (stella), una depressione larga quanto un asteroide (serie di frecce in alto) e diverse fratture larghe quanto un asteroide. La depressione (freccia bianca) e una delle fratture (frecce arancioni) sono evidenti nelle viste oblique (f) del modello digitale globale del terreno di Dimorphos10.. Olivier Barnouin et al., Nature Communications.

Questa ipotesi supporta le teorie precedenti secondo cui i sistemi binari di asteroidi potrebbero formarsi attraverso il rilascio di materia da parte di uno dei due corpi. In un altro articolo, Alice Lucchetti (INAF) e colleghi hanno scoperto che la fatica termica può fratturare rapidamente i massi sulla superficie di Dimorphos, il che potrebbe segnare la prima osservazione di una fratturazione estremamente rapida, di circa 100mila anni. Infine, nell’ultima pubblicazione, il gruppo di ricerca di Colas Robin dell’Université de Toulouse ha confrontato la morfologia di 34 massi di superficie su Dimorphos con quelli sulla superficie di diversi altri asteroidi a cumulo di macerie, tra cui Itokawa, Ryugu e Bennu. Le strutture analizzate avevano dimensioni comprese tra 1,67 e 6,64 metri.

Posizioni di 15 presunte tracce di massi identificate sulla superficie dell’asteroide Didymos da Bigot, Lombardo et al., (2024). Immagine scattata da DRACO/DART (NASA).
Crediti: J.Bigot e P. Lombardo (ISAE-SUPAERO).

Sulla base delle somiglianze osservate, gli autori hanno ipotizzato l’influenza di un meccanismo comune di formazione ed evoluzione degli asteroidi. Nel complesso, commentano gli autori, questi risultati migliorano la nostra comprensione della formazione e delle caratteristiche fisiche e geologiche dei due asteroidi, e allo stesso tempo potrebbero avere delle implicazioni importanti per le future missioni di esplorazione del cosmo. Allo stesso tempo, concludono gli scienziati, i dati ottenuti rappresentano la base per la progettazione della prossima missione dell’Agenzia Spaziale Europea Hera, che dovrebbe fornire dati a risoluzione più elevata e un esame più completo del sistema e delle conseguenze della collisione avvenuta tra i due asteroidi.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).