Roma – Il sistema di asteroidi formato da Didymos e Dimorphos, che sono stati oggetto della missione di deviazione di corpi spaziali DART, potrebbe effettivamente essersi formato dal distacco di materia da parte di uno dei due elementi. Ad analizzare le caratteristiche dei due corpi celesti cinque diversi studi, pubblicati sulla rivista Nature Communications e condotti da scienziati di varie istituzioni. Utilizzando i dati raccolti dalla missione DART della NASA, i cinque gruppi di ricerca hanno studiato diverse peculiarità fisiche del sistema binario di asteroidi. Il primo team, guidato da Olivier Barnouin della Johns Hopkins University ha analizzato le caratteristiche geologiche e le proprietà fisiche di Didymos e Dimorphos grazie alle missioni NASA e alle immagini raccolte dal Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids (LICIACube) dell’Agenzia Spaziale Italiana. I ricercatori hanno scoperto che ad altitudini elevate, la superficie di Didymos è ruvida e contiene grandi massi (10-160 metri di lunghezza) e crateri. Al contrario, nelle altitudini basse, la superficie è liscia e ha meno grandi massi e crateri.
Gli autori riferiscono che Dimorphos potrebbe essersi formato da materiale rilasciato da Didymos, che potrebbe essere tra 40 e 130 volte più antico di Dimorphos. In particolare, secondo le stime, i due asteroidi potrebbero essersi formati rispettivamente 12,5 e 0,3 milioni di anni fa. In un altro lavoro, il gruppo di ricerca guidato da Naomi Murdoch, dell’Université de Toulouse, ha analizzato le tracce dei massi sulla superficie dell’asteroide e hanno determinato che la capacità portante (la capacità di una superficie di supportare carichi applicati) della superficie di Didymos è notevolmente inferiore a quella della sabbia asciutta sulla Terra o del suolo lunare. Il gruppo di ricerca guidato da Maurizio Pajola, dell’Istituto Nazionale di AstroFisica (INAF), ha valutato dimensioni, forme e modelli di distribuzione dei massi sulla superficie dei due asteroidi. In questo caso, l’indagine ha mostrato che i massi di Dimorphos potrebbero essersi formati in diverse fasi, e potrebbero derivare direttamente dalla sua controparte Didymos.
Questa ipotesi supporta le teorie precedenti secondo cui i sistemi binari di asteroidi potrebbero formarsi attraverso il rilascio di materia da parte di uno dei due corpi. In un altro articolo, Alice Lucchetti (INAF) e colleghi hanno scoperto che la fatica termica può fratturare rapidamente i massi sulla superficie di Dimorphos, il che potrebbe segnare la prima osservazione di una fratturazione estremamente rapida, di circa 100mila anni. Infine, nell’ultima pubblicazione, il gruppo di ricerca di Colas Robin dell’Université de Toulouse ha confrontato la morfologia di 34 massi di superficie su Dimorphos con quelli sulla superficie di diversi altri asteroidi a cumulo di macerie, tra cui Itokawa, Ryugu e Bennu. Le strutture analizzate avevano dimensioni comprese tra 1,67 e 6,64 metri.Sulla base delle somiglianze osservate, gli autori hanno ipotizzato l’influenza di un meccanismo comune di formazione ed evoluzione degli asteroidi. Nel complesso, commentano gli autori, questi risultati migliorano la nostra comprensione della formazione e delle caratteristiche fisiche e geologiche dei due asteroidi, e allo stesso tempo potrebbero avere delle implicazioni importanti per le future missioni di esplorazione del cosmo. Allo stesso tempo, concludono gli scienziati, i dati ottenuti rappresentano la base per la progettazione della prossima missione dell’Agenzia Spaziale Europea Hera, che dovrebbe fornire dati a risoluzione più elevata e un esame più completo del sistema e delle conseguenze della collisione avvenuta tra i due asteroidi.(30Science.com)