Sostenibilità: Africa occidentale, per combattere la crisi climatica necessario superare passato coloniale
(AGI) – Roma, 25 lug. – Comprendere il passato coloniale e il suo retaggio nelle popolazioni dell’Africa Occidentale è essenziale per combattere il cambiamento climatico nella regione. Ne è convinto un team internazionale di ricercatori sostenuti dalla Fondazione tedesca per la ricerca (Deutsche Forschungsgemeinschaft, DFG), dal Fondo canadese New Frontiers in Research (NFRF), dalla Fondazione nazionale per la scienza degli Stati Uniti, dalla Fondazione nazionale per la scienza svizzera e dalla Fondazione per la ricerca di San Paolo (FAPESP). Come parte del progetto “Indigenous People of West Africa, IPWA”, il team vuole esaminare in dettaglio le conseguenze dell’era coloniale e rivelare le attuali strutture sociali e politiche restrittive nei gruppi etnici al fine di promuovere una buona governance che includa leader indigeni. L’obiettivo è quello di spianare la strada al coinvolgimento delle comunità indigene nell’identificazione di innovazioni, soluzioni e percorsi per adattarsi e mitigare i cambiamenti ambientali e climatici. Durante il periodo coloniale tedesco e francese, dalla fine del XIX secolo alla metà del XX, circa 50.000 contadini del gruppo etnico Kabyè furono reinsediati forzatamente dal nord densamente popolato al sud scarsamente popolato in quelli che oggi sono gli stati dell’Africa occidentale del Togo e del Benin. Mentre il potere coloniale tedesco aveva bisogno di lavoratori per costruire vie di trasporto, il governo francese voleva sviluppare la regione per l’agricoltura. Tuttavia, ancora oggi, l’agricoltura è difficile in questa parte del paese, naturalmente una savana arborea, dove il terreno è meno fertile e il clima alterna due stagioni umide e due secche. Il cambiamento climatico non fa che esacerbare questi problemi agricoli. Oltre a ciò, agisce anche come acceleratore per i conflitti sull’uso del territorio con il gruppo etnico semi-nomade Peulh/Fulbe, che vi fa pascolare le sue mandrie di bovini. Nel fertile nord collinare, dove i Kabyè tradizionalmente coltivano su terrazze delimitate da bassi muri in pietra, i reinsediamenti hanno causato carenze di manodopera, distorsioni del mercato ed esodo rurale. La popolazione indigena è diventata sempre più povera, in mezzo a una minaccia incombente di collasso socio-culturale, che la leadership politica del Togo ha cercato di contrastare sin dall’indipendenza del paese. Il progetto triennale IPWA dei ricercatori internazionali inizierà questo mese e cercherà di ricostruire l’intreccio di queste relazioni per permettere alla regione di affrontare la transizione climatica.(30Science.com)