Roma – Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono problemi che richiedono un approccio congiunto, e possono essere affrontati sfruttando una finestra di opportunità che potrebbe migliorare notevolmente la situazione. A presentare questa incoraggiante prospettiva, descritta sul Journal of Applied Ecology, gli scienziati della York University di Toronto e della Zoological Society of London. Il team, guidato da Nathalie Pettorelli, ha concettualizzato un programma di lavoro congiunto tra la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD). Senza un approccio di questo tipo, i progressi verso una direzione potrebbero rischiare di danneggiare l’altra. I ricercatori evidenziano inoltre le problematiche che un programma congiunto dovrebbe affrontare e i punti chiave per un’implementazione di successo. “Abbiamo un urgente bisogno di adottare un approccio globale – commenta Pettorelli – che affronti la crisi climatica e quella biologica come due aspetti della stessa problematica. In effetti, si tratta di due tematiche intrinsecamente connesse. L’UNFCCC e la CBD possono fornire risorse importanti, ma è indispensabile puntare su maggiori livelli di integrazione tra le agende sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici per colmare le lacune nell’attuazione”. Le prossime Conferenze delle Parti dell’UNFCCC e della CBD, che si terranno rispettivamente Azerbaigian e in Colombia a novembre e a ottobre, rappresentano una finestra importante per introdurre una struttura di governance formale che riunisca idee, persone, organizzazioni e processi necessari a integrare le risorse. “Vista la vicinanza dei due eventi e delle tematiche affrontate – sottolinea Pettorelli – i negoziatori hanno un’opportunità fondamentale per intraprendere un’azione coordinata, audace e trasformativa per fornire un approccio nuovo, integrato e coerente. Le convenzioni devono lavorare insieme sfruttando le sinergie esistenti sui cambiamenti climatici e sulla biodiversità per cambiare il corso dell’umanità e guidarci verso un futuro sostenibile”. “Attualmente il mondo si trova di fronte a un bivio – aggiunge Idil Boran, della York University – i leader mondiali hanno firmato trattati internazionali che li impegnano ad agire per affrontare queste due crisi, ma attualmente c’è un enorme divario negli strumenti disponibili per garantire che questa azione sia unificata. Abbiamo bisogno di un programma che colmi queste lacune, identifichi le aree in cui le azioni per il clima possono danneggiare la biodiversità, fornisca raccomandazioni chiare e sviluppi metodi per monitorare i progressi sugli obiettivi condivisi”. Gli autori temono che l’adozione di interventi di una convenzione, se non progettati in modo olistico, possa danneggiare i progressi dell’altra. Ad esempio, osservano gli studiosi, la sostituzione di praterie naturali con foreste potrebbe contribuire all’immagazzinamento di anidride carbonica, ma a scapito degli ecosistemi e della fauna selvatica. Le soluzioni basate sulla natura (NbS) correttamente implementate, i sistemi naturali che aiutano a raggiungere gli obiettivi sociali, affrontano contemporaneamente il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, apportando al contempo benefici alle persone. “Gli ecosistemi funzionanti – conclude Pettorelli – sono fondamentali per affrontare il rapido cambiamento climatico, ma anche per la sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua pulita e una miriade di altri aspetti che ricadono direttamente sulla salute umana. Abbiamo una finestra di opportunità importante, dobbiamo sfruttarla”.(30Science.com)
Valentina Di Paola
Proteggere clima e biodiversità è possibile, ma serve un approccio congiunto
(23 Luglio 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).