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Specie invasive: CNR elabora strategie di controllo e di adattamento per il comparto della pesca

(15 Luglio 2024)

Roma – L’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche
di Ancona (Cnr-Irbim) ha coordinato il Technical Report “Fisheries responses to invasive species in a changing climate – Lessons learned from case studies” appena rilasciato dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni unite (FAO) e ora liberamente disponibile in rete: uno strumento a disposizione dei decisori politici, amministratori e delle imprese del settore pesca per rispondere in modo efficace al crescente impatto delle specie acquatiche invasive (AIS), sfida
globale oggi ulteriormente aggravata dai cambiamenti climatici. Esito di una approfondita ricerca che ha coinvolto undici casi di studio condotti da altrettanti team di esperti internazionali e un sondaggio condotto su 101 scienziati provenienti da 44 Paesi. Il Report individua tre differenti tipologie di misure: socioeconomiche, ambientali, fino a soluzioni che puntano a favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza del problema a livello generale. Nove le misure esaminate, ciascuna corredata da analisi dei pro e dei contro e guide di implementazione dettagliate. Le misure di tipo socioeconomico sono quelle che hanno ricadute dirette sui mercati: viene pertanto considerato il possibile sviluppo di attività di pesca delle specie aliene con finalità commerciali, soluzione largamente utilizzata nel mondo, che tuttavia non esenta da possibili “paradossi
bioeconomici” -ovvero interessi nel conservare le popolazioni invasive qualora diventassero economicamente redditizie- così come la possibilità di promuovere la pesca ricreativa, utile soprattutto nei contesti locali. Sempre sul fronte economico, il report suggerisce un’approfondita esplorazione delle opportunità economiche che potrebbero derivare dalla progressiva commercializzazione di tali specie, anche a fronte della crescente domanda da parte dei consumatori. Proprio il Cnr-Irbim, infatti, ha da poco pubblicato sulla rivista “Marine Policy” i risultati di uno studio che ha rivelato una larga accettazione da parte del pubblico dei consumatori italiani verso il granchio blu (Callinectes sapidus), una specie protagonista di una ‘esplosione biologica’ senza precedenti nelle acque del Nord Adriatico, fortemente riportata dai media a partire dall’estate 2023. “I nostri risultati supportano l’idea che il granchio blu ha un certo potenziale economico, ma la sua commercializzazione è attualmente inadeguata in Italia. Considerando l’attuale impossibilità di eradicazione, raccomandiamo l’adozione di misure proattive per migliorare la catena di distribuzione di questo invasore, che è già inserito nella lista delle specie commerciali. Questo approccio, largamente utilizzato in molti altri Paesi, dovrebbe essere seriamente considerato nelle future strategie di gestione dell’invasione. Sarà ovviamente necessaria una comprensione approfondita di tutti i benefici socio-economici ed ecologici e dei potenziali rischi, nonché l’impiego di una pesca selettiva per implementare questa strategia sul lungo termine, senza ulteriori impatti per gli ambienti naturali, la biodiversità e le stesse attività produttive”, afferma Gian Marco Luna, direttore del Cnr-Irbim. Altre misure sono di tipo ambientale: in esse rientra la messa in atto di strategie di contenimento delle specie sia attraverso il controllo spaziale – efficace soprattutto nei casi in cui si voglia agire su piccole aree o nicchie di grande interesse ecologico- sia attraverso il controllo biologico: una strategia, quest’ultima, utilizzata in pochissimi casi per il rischio di ulteriori -e spesso imprevedibili- ripercussioni negative sugli ecosistemi. In questo tipo di misure rientrano anche azioni di ripristino degli ecosistemi da attuare sul lungo periodo.
Infine, il Report raccomanda anche misure di “awareness”, che si attuano attraverso l’implementazione di programmi di sensibilizzazione e conoscenza del problema: un approccio trasversale che interessa tutti i vari soggetti coinvolti – pescatori, cittadini, gestori, politici della pesca eccetera- e mira a favorire il dialogo, utile a prescindere dalle soluzioni di contenimento
attuate. Per contro, viene presa in considerazione anche l’inazione, analizzandone le possibili conseguenze. “Questa guida intende fornire a gestori, amministratori e responsabili politici gli strumenti necessari per affrontare le molteplici e complesse questioni poste dalle invasioni acquatiche, una problematica che oggi – nell’epoca dell’economia globale e dei cambiamenti climatici – caratterizza gli ambienti marini e d’acqua dolce di tutto il mondo”, aggiunge Ernesto Azzurro di Cnr-Irbim,
coordinatore del report FAO. “Essa mira a favorire un processo decisionale informato e una pianificazione strategica, garantendo risposte sostenibili e adattive alle sfide presentate da questo problema emergente. Possiamo anche sfruttare i potenziali benefici che l’invasione di queste specie può offrire senza però dimenticarci dei potenziali rischi da valutare. Inoltre, il Report premia l’impegno e la leadership del Cnr-Irbim e della ricerca italiana a fornire soluzioni pratiche di fronte
a questa sfida ambientale, un obiettivo fortemente voluto da tutte le politiche europee e dal Centro Nazionale per la Biodiversità: ci auguriamo che questa pubblicazione possa diventare un puto di riferimento operativo per individuare pratiche resilienti e sostenibili per gestire le invasioni biologiche nei sistemi acquatici di tutto il mondo”.(30Science.com)

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