Valentina Di Paola

Direttamente da Dune arriva la tuta spaziale distillante

(12 Luglio 2024)

Roma – Le tute distillanti, che nell’universo di Dune permettono agli abitanti del deserto di raccogliere i fluidi corporei trasformandoli in acqua potabile, potrebbero presto diventare una realtà per gli astronauti. A realizzare i primi prototipi, descritti sulla rivista Frontiers in Space Technology, gli scienziati della Cornell University, guidati da Christopher E Mason e Sofia Etlin. Durante le attività extraveicolari, spiegano gli esperti, gli astronauti hanno attualmente a disposizione un massimo di un litro d’acqua, e devono espletare i loro bisogni all’interno di una specie di panno multistrato super assorbente. In uso dagli anni ’70, questo metodo è stato associato a un rischio significativo di infezioni del tratto urinario e disturbi gastrointestinali. Per far fronte a questi limiti, il gruppo di ricerca ha preso ispirazione dall’idea di Frank Herbert, autore dei volumi di Dune, oggi pluripremiate pellicole di successo. All’interno dei libri si fa spesso riferimento a delle tute distillanti, che permettono agli abitanti del deserto di riciclare i fluidi prodotti dal corpo, come sudore e minzione. “Il nostro progetto – spiega Etlin – comprende un catetere esterno basato sul vuoto che porta a un’unità combinata di osmosi diretta-inversa, che assicura una fornitura continua di acqua potabile con molteplici meccanismi di sicurezza per garantire il benessere degli astronauti”. La carenza di confort e igiene degli approcci attuali ha portato gli studiosi a elaborare un nuovo sistema per la raccolta e il riciclo dei liquidi. “Le passeggiate spaziali – continua Etlin – possono durare fino a 24 ore in caso di emergenza, e gli astronauti attualmente possono contare solo su un litro d’acqua. Non è sufficiente”. Il team ha progettato un dispositivo per la raccolta dell’urina, che include un indumento intimo fatto di più strati di tessuto flessibile, collegato a un recipiente di raccolta in silicone, che si adatta ai genitali. La parete interna del contenitore di raccolta è rivestita in microfibra di poliestere o in una miscela di nylon e spandex, per allontanare l’urina dal corpo e convogliarla verso la regione interna del contenitore. Un meccanismo collegato a un idrogel assorbente reagisce all’umidità attivando la pompa. In questo modo, l’urina viene deviata al sistema di filtraggio, che assicura un’efficienza dell’87 per cento. L’acqua purificata viene quindi arricchita di elettroliti e indirizzata nella sacca di raccolta delle bevande. La raccolta e la purificazione di 500 ml di urina richiedono solo cinque minuti. Il sistema integra pompe di controllo, sensori e uno schermo a cristalli liquidi, ed è alimentato da una batteria da 20,5 V. In totale, il meccanismo di filtrazione pesa circa otto chilogrammi, e misura 38 x 23 x 23 cm, sufficientemente compatto da poter essere trasportato sul retro di una tuta spaziale. Nei prossimi step, gli esperti valuteranno il prodotto in condizioni simulate e in vere e proprie passeggiate spaziali. “Il nostro sistema può essere testato in condizioni di microgravità simulata – conclude Mason – questi esami garantiranno la funzionalità e la sicurezza del dispositivo prima che venga implementato nelle prossime missioni spaziali”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).