Valentina Di Paola

L’aria della stratosfera determina la formazione di nuove particelle nella troposfera superiore

(11 Luglio 2024)

Roma – Quando l’aria stratosferica si insinua nella troposfera sottostante si formano nuove particelle atmosferiche, attraverso un meccanismo precedentemente sconosciuto legato alla comparsa di nuove particelle. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Washington a Saint Louis. Il team, guidato da Jaioshi Zhang e Jian Wang, ha utilizzato i dati raccolti dalle misurazioni aeree globali effettuate durante le missioni North Atlantic Aerosols and Marine Ecosystems Study (NAAMES) e Atmospheric Tomography (ATom) della NASA. I ricercatori forniscono prove osservative di un meccanismo precedentemente non riconosciuto che si verifica nella troposfera superiore. In particolare, gli scienziati hanno scoperto che quando l’aria stratosferica scende nella troposfera, si mescola con le particelle più umide, con conseguenti elevate concentrazioni di radicali idrossilici (OH). Questa miscelazione avviene vicino alla tropopausa, dove le concentrazioni di anidride solforosa (SO2) sono elevate. Questa combinazione di elementi porta a concentrazioni elevate di acido solforico, che determinano la formazione di nuove particelle. Gli autori ipotizzano che l’aumento dell’abbondanza di SO2 in questa zona di miscelazione possa derivare dalle emissioni degli aerei e dalla SO2 troposferica. Gli studiosi ritengono inoltre che la formazione delle nuove particelle si verifichi frequentemente e su grandi regioni geografiche. Stando a quanto emerge dall’indagine, questi processi contribuiscono in modo significativo al numero di particelle atmosferiche nella troposfera libera al di sopra delle aree in cui avvengono. “Definire i percorsi di formazione di nuove particelle – scrive in una prospettiva correlata Hugh Coe, dell’Università di Manchester – è particolarmente importante perché il peso di questo processo sull’atmosfera deve essere rappresentato correttamente nei modelli del sistema terrestre se lo stato climatico preindustriale deve essere separato da quello odierno”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).