Valentina Di Paola

Il sistema alimentare statunitense ha bisogno dell’agroecologia

(5 Luglio 2024)

Roma – L’agroecologia, un approccio che mira alla sostenibilità sociale, politica, economica e ambientale nel sistema alimentare attraverso un coordinamento tra scienziati, agricoltori e attivisti, potrebbe portare numerosi vantaggi al complesso statunitense, ma anche, più in generale, nel mondo. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Food, condotto dagli scienziati della Dartmouth University. Il team, guidato da Theresa Ong, ha valutato il sistema alimentare statunitense, le sue debolezze e i possibili benefici che deriverebbero da un approccio più sostenibile. “Quando si parla di cibo e agricoltura sostenibili – spiega Ong – le persone negli Stati Uniti tendono ad avere maggiore familiarità con l’agricoltura biologica, la produzione di cibo senza input sintetici, e con l’agricoltura rigenerativa, che mira principalmente a ripristinare la salute del suolo. L’agroecologia, invece, mira alla sostenibilità ecologia e sociale, senza sacrificarne una a vantaggio dell’altra”.

Leah Penniman (a sinistra), co-fondatrice e direttrice della fattoria Soul Fire Farm a Petersburg, New York, e Mx. T, partecipante al programma di immersione in fattoria.
CREDITO
Foto per gentile concessione di Soul Fire Farm, che ha partecipato all’US Agroecology Summit 2023.

“Non possiamo salvare la biodiversità e l’integrità dell’ecosistema senza preservare anche i mezzi di sostentamento degli agricoltori – afferma l’autrice – e assicurarci che i sistemi alimentari siano sostenibili per le comunità locali”. Il sistema alimentare statunitense, osservano gli scienziati, è attualmente dominato dall’agricoltura industriale, caratterizzata da una produzione monocolturale, dalla dipendenza da prodotti agrochimici come pesticidi e fertilizzanti e da tecnologie e macchinari avanzati che dipendono fortemente dai combustibili fossili. Ricerche precedenti hanno evidenziato che le sfide che i sistemi alimentari globali devono affrontare sono in parte perpetuate dal sistema alimentare statunitense e dall’influenza politica dei suoi grandi attori. Insicurezza alimentare, crisi di sanità pubblica, perdita di biodiversità e cambiamento climatico sono solo alcuni degli effetti di questo approccio. L’agroecologia potrebbe promuovere una trasformazione importante, sottolineano gli esperti. Per riuscire in tale obiettivo, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti nel 2023 ha chiesto agli agroecologi di convocare un vertice sull’agroecologia per discutere della promozione di ricerche di questo tipo. I partecipanti hanno evidenziato la necessità di una rappresentanza e di un sostegno equi per tutti gli attori del sistema alimentare, tra cui operatori agricoli, promotori del cambiamento dei sistemi alimentari e scienziati, nonché di un maggiore accesso ai finanziamenti e ad approcci etici alla ricerca. “La sovranità alimentare, intesa come il diritto di definire, produrre e accedere a cibo sano, culturalmente appropriato e che preservi gli stili di vita degli agricoltori – conclude Ong – rappresenta un obiettivo fondamentale dell’agroecologia. Negli ultimi 15 anni abbiamo raggiunto molti traguardi, ma c’è molto lavoro da fare per garantire una rappresentazione di tutte le voci, nonché il riconoscimento dei valori e degli obiettivi promossi dall’agroecologia. Questo approccio si basa sulla creazione di coalizioni che garantiscano un coordinamento equo e corretto tra agricoltori, attivisti e accademici”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).