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Scoperti i luoghi da preservare per prevenire la sesta estinzione di massa

(25 Giugno 2024)

Roma – Per scongiurare il rischio di incorrere nella sesta estinzione di massa delle forme di vita presenti sulla Terra, sarebbe sufficiente salvaguardare circa l’1,2 per cento della totalità della superficie del pianeta. A questa incoraggiante conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Science, condotto da una coalizione di scienziati ecologisti e ambientalisti, affiliati a 20 diversi enti e istituti di ricerca. Il team ha identificato i principali porti sicuri della biodiversità, che ospitano specie selvatiche rare da proteggere per ridurre il rischio di estinzione di massa. “Questo approccio – commenta Eric Dinerstein dell’organizzazione non governativa Resolve – potrebbe consentire di rispettare gli obiettivi del 30×30, l’ambizioso progetto che prevede la protezione del 30 per cento della superficie terrestre entro il 2030. La maggior parte delle specie sulla Terra sono rare, perché vivono in areali ristretti o a densità basse. Il nostro lavoro suggerisce che mettere in sicurezza l’1,2 per cento della superficie totale del pianeta potrebbe essere sufficiente per scongiurare la sesta grande estinzione di massa”. “C’è una finestra di opportunità sempre più ridotta per proteggere ciò che resta della natura selvaggia nelle ecoregioni – aggiunge Carlos Peres, dell’Università dell’East Anglia – la protezione delle aree che abbiamo individuato, che rappresentano quasi 17 mila siti, è una proposta finanziariamente fattibile attualmente, ma ovviamente se non si agisce subito le possibilità di intervento diminuiscono notevolmente”. La pianificazione delle aree protette, spiegano gli esperti, è fondamentale per garantire che gli sforzi e le risorse siano mirati nel modo più efficace possibile. Gli scienziati hanno inizialmente mappato il pianeta, utilizzando i dati relativi alla biodiversità globale. I risultati sono stati quindi combinati con le informazioni sulle aree protette esistenti e con un’analisi frazionata della copertura del suolo, utilizzando immagini satellitari per identificare l’habitat rimanente disponibile per specie rare e minacciate. In totale, sono stati individuati 16.825 siti, che rappresentano le aree di biodiversità più critiche e attualmente non protette e potrebbero essere sufficienti a prevenire tutte le estinzioni previste se fossero adeguatamente protetti. Stando a quanto emerge dall’indagine, il 38 per cento di questi luoghi si trova già in posizioni limitrofe ad aree protette esistenti. “Questi siti – commenta Andy Lee di Resolve, altra firma dell’articolo – ospitano oltre 4.700 specie minacciate in alcuni degli ecosistemi più ricchi di biodiversità e allo stesso tempo minacciati del mondo. Le nostre stime indicano che la protezione di queste zone costerebbe circa 34 miliardi di dollari all’anno nei prossimi cinque anni, meno dello 0,2 per cento del PIL degli Stati Uniti”. “Preservare la fauna selvatica – concludono gli autori – è anche fondamentale per arrestare e invertire la crisi climatica. Proteggere la copertura forestale della Terra, che funge da bacino di accumulo di carbonio, porterebbe benefici alle specie minacciate, ma anche agli esseri umani. Dobbiamo agire subito per lasciare una Terra sana e viva alle generazioni future”. (30science.com)

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