Roma – I modelli climatici attuali potrebbero sottostimare notevolmente il ciclo del carbonio immagazzinato nelle piante. A suggerirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Imperial College di Londra. Il team, guidato da Heather Graven e Charles Koven, ha combinato il radiocarbonio, un isotopo radioattivo del carbonio, con delle simulazioni climatiche, per comprendere come le piante utilizzino la CO2 su scala globale. I ricercatori hanno scoperto che i modelli attuali sottostimano la produttività primaria netta delle piante. In altre parole, spiegano gli studiosi, il carbonio viene assorbito, e soprattutto rilasciato, più velocemente dalle specie vegetali. Questi risultati, commentano gli esperti, hanno importanti implicazioni per la comprensione del ruolo della natura nella mitigazione del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, i dati emersi dall’indagine potrebbero essere utili per la definizione di progetti di rimozione del carbonio, come la piantumazione di alberi.
“Le piante di tutto il mondo – osserva Graven – sembrano più produttive di quanto pensassimo in precedenza. I risultati indicano anche che, sebbene il carbonio venga assorbito dalle piante più velocemente di quanto si pensasse, viene anche trattenuto per un tempo più breve. Molte delle strategie pensate per affrontare il cambiamento climatico si basano sull’utilizzo di piante e foreste, ma il nostro lavoro suggerisce che i parametri che abbiamo utilizzato finora potrebbero essere scorretti”. La produttività delle piante è aumentata dall’inizio del 1900 e attualmente le piante assorbono più anidride carbonica di quanta ne venga rilasciata nell’aria. Le specie vegetali e il suolo, affermano gli studiosi, immagazzinano circa il 30 per cento delle emissioni di origine antropica. “Le nostre osservazioni – aggiunge Koven – suggeriscono che il carbonio si sposta dall’atmosfera alla biosfera più rapidamente di quanto pensassimo. La nostra ricerca dimostra quindi la necessità di migliorare le teorie su come le piante crescono e interagiscono con i loro ecosistemi, e di adattare i modelli climatici di conseguenza”. “Scienziati e decisori politici – conclude Will Wieder, altra firma dell’articolo – hanno bisogno di stime migliori dell’assorbimento storico di carbonio da parte del suolo per informare le proiezioni di questo servizio ecosistemico critico nei decenni futuri. Il nostro studio fornisce approfondimenti critici sulle dinamiche del ciclo del carbonio terrestre, che possono informare i modelli utilizzati per le proiezioni dei cambiamenti climatici”. (30science.com)