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I Maya sacrificavano prevalentemente bambini maschi. Meglio se parenti o gemelli

(12 Giugno 2024)

Roma – Le persone sacrificate durante i riti Maya potrebbero provenire da comunità vicine, piuttosto che da regioni distanti, e l’offerta di giovani e bambini agli dei potrebbe essere stata compiuta per favorire raccolti e precipitazioni abbondanti. A questa conclusione giungono gli scienziati del Max-Planck Institute for Evolutionary Anthropology (MPI-EVA), che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Rodrigo Barquera, Oana Del Castillo-Chávez e Johannes Krause, ha analizzato il DNA antico di 64 individui che probabilmente furono sacrificati nell’arco di un periodo di 500 anni. I risultati, commentano gli esperti, indicano un legame di parentela stretta tra le persone sacrificate agli dei Maya.  L’antica città di Chichén Itzá nello Yucatán, in Messico, spiegano gli autori, divenne un insediamento Maya dominante tra l’800 e il 1000 d.C. In tutto il sito si riscontrano prove ed evidenze di sacrifici rituali, come il Sacro Cenote, una grande dolina contenente i resti di oltre 200 individui. Nel 1967, nei pressi di questo sito, è stato scoperto un chultun, una cisterna sotterranea, con i resti di oltre un centinaio di persone. Il gruppo di ricerca ha recuperato il materiale genetico di 64 individui. Le analisi hanno rivelato che si trattava di soli maschi, e che il 25 per cento di essi era legato da una connessione di parentela. Sono stati identificati anche due gemelli. Nel Sacro Cenote, invece, sono stati rinvenuti anche i resti di donne e bambini. Gli autori hanno quindi ipotizzato che il sacrificio dei bambini avesse lo scopo di ingraziare gli dei e favorire raccolti e precipitazioni abbondanti. Il team ha inoltre confrontato il materiale genetico con il DNA degli attuali abitanti della regione. Questa analisi, commentano i ricercatori, ha evidenziato una continuità genetica notevole. Ciò suggerisce che gli individui sacrificati provenivano da comunità Maya vicine piuttosto che da gruppi sociali distanti. Allo stesso tempo, gli autori hanno identificato delle variazioni nelle sequenze genetiche, che potrebbero indicare un adattamento ad agenti patogeni epidemici di malattie infettive, come la Salmonella enterica, che avrebbero raggiunto la regione nel periodo coloniale. (30science.com)

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