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Addomesticazione cavallo avvenuta dopo diffusione degli indoeuropei

(7 Giugno 2024)

Roma – L’addomesticazione del cavallo è iniziata alla fine del terzo millennio a.C., circa 4.200 anni fa, segnando l’inizio di una nuova era nella storia dell’umanità, in cui i cavalli hanno notevolmente accelerato le reti di comunicazione e commercio in tutta l’Eurasia, catalizzando scambi e interazioni senza precedenti tra culture diverse. Lo rivela uno studio internazionale, coordinato da Ludovic Orlando, direttore del Centro di antropobiologia e genomica di Tolosa, assieme al CAGT e al CNRS dell’Université Paul Sabatier, che ha coinvolto 133 ricercatori di 113 istituzioni di tutto il mondo, pubblicato su Nature. Il gruppo di ricerca internazionale ha sequenziato i genomi di centinaia di resti archeologici di cavalli per tracciare l’ascesa storica della mobilità basata sul cavallo, circa 4200 anni fa, nelle steppe pontico-caspiche. L’emergere di tecniche di allevamento avanzate all’epoca aumentò notevolmente la capacità annuale della produzione equina, che contribuì a diffondere a macchia d’olio i cavalli domestici in tutto il continente eurasiatico. Le massicce migrazioni umane che diffusero le lingue indoeuropee al di fuori delle steppe, circa 5.000 anni fa, non furono mediate dai cavalli, contrariamente a quanto si pensava in precedenza. Tutti i cavalli domestici che vivono oggi sul pianeta, siano essi campioni da corsa, compagni di pony o giganti da tiro, trovano le loro origini nelle steppe russe occidentali del terzo millennio a.C.. Tuttavia, l’esatta cronologia dell’addomesticamento del cavallo e della sua diffusa integrazione nelle società umane è rimasta finora molto dibattuta. La squadra di scienziati ha raccolto un’ampia collezione di resti archeologici di cavalli in tutto il continente eurasiatico. Poi, i ricercatori hanno combinato la datazione al radiocarbonio con il sequenziamento del DNA antico, per caratterizzare una serie temporale completa di genomi che fornisce una risoluzione a grana fine delle trasformazioni genetiche che hanno coinciso con l’emergere dell’ippica. “Ho iniziato a lavorare sui cavalli circa dieci anni fa; a quel tempo, avevamo solo una manciata di genomi antichi”, ha detto Pablo Librado, primo autore dello studio e ora scienziato di ruolo presso l’Institut de Biologia Evolutiva di Barcellona, IBE, un centro congiunto del CSIC e dell’Universitat Pompeu Fabra. “Con questo nuovo lavoro, ora ne abbiamo diverse centinaia”, ha continuato Librado. “È stato particolarmente importante ottenere una risoluzione nell’Europa centrale, nei Carpazi e nei bacini della Transilvania, poiché quest’area è stata al centro dei dibattiti in corso sull’equitazione, che ha guidato le massicce migrazioni dalle steppe circa 5.000 anni fa, e forse anche prima”, ha dichiarato Librado. Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati con il fine di individuare tre indicatori dell’allevamento dei cavalli. In primo luogo, gli scienziati hanno tracciato il momento in cui i progenitori dei moderni cavalli domestici hanno iniziato a diffondersi al di fuori della loro patria di addomesticamento. Poi, hanno ricostruito la demografia equina lungo tutto il terzo millennio a.C. per datare con precisione i primi segni di allevamento e produzione su larga scala di cavalli. Infine, hanno scoperto prove di cambiamenti significativi nella durata della vita riproduttiva del cavallo, che indicano una manipolazione deliberata della riproduzione animale da parte dei primi allevatori. Il notevole allineamento di tutte e tre le linee di evidenza, intorno a 4.200 anni fa, suggerisce con forza che i cavalli domestici sono stati prodotti in numero sufficiente a sostenere una domanda crescente in tutto il continente solo allora, e non prima. Pertanto, si può fissare a 4.200 anni fa il vero inizio della mobilità basata sul cavallo, così come è conosciuta oggi. Il cavallo è rimasto la modalità di trasporto terrestre più veloce fino all’avvento dei motori meccanici nel ventesimo secolo. Tuttavia, le antiche ricerche sul DNA avevano evidenziato cambiamenti precedenti nel paesaggio genetico degli europei, durante la prima metà del terzo millennio a.C., in seguito alla massiccia espansione di popolazioni provenienti dalle steppe, spesso considerate parlanti una lingua proto-indoeuropea. Poiché la mappa genetica del cavallo ha iniziato a cambiare molto più tardi, il gruppo di ricerca ha potuto escludere l’equitazione come forza trainante del successo di quelle migrazioni umane, nonostante la terminologia legata al cavallo costituisca una base comune alla maggior parte delle lingue indoeuropee. “Una domanda che mi ha lasciato perplesso per anni riguarda l’entità della produzione: come è stato possibile allevare un numero così elevato di cavalli in modo così repentino da un’area di addomesticamento relativamente piccola per soddisfare una domanda sempre più globale al volgere del secondo millennio a.C.?”, ha affermato Orlando. “Ora – ha proseguito Orlando – abbiamo una risposta: gli allevatori controllavano così bene la riproduzione dell’animale da dimezzare quasi l’intervallo di tempo tra due generazioni”. “In parole povere – ha precisato Orlando – erano in grado di accelerare il processo di riproduzione, raddoppiandone di fatto il tasso”. La metodologia sviluppata in questo studio per misurare i tempi di generazione è nuova e sfrutta tutto il potenziale delle serie temporali dei genomi antichi. Quando i genomi si evolvono, accumulano mutazioni e si ricombinano a ogni generazione. Il numero di mutazioni che portano con sé e gli incroci di DNA che hanno attraversato forniscono una misura diretta della moltitudine di generazioni che li hanno generati. Se abbinato alle date del radiocarbonio, il numero di generazioni può essere convertito in anni solari. Il gruppo di ricerca ha scoperto che un numero maggiore di generazioni si è accumulato negli ultimi due secoli, in concomitanza con l’emergere di molte linee di sangue moderne attraverso l’allevamento selettivo intensivo. È interessante notare che l’orologio generazionale ha iniziato a ticchettare più velocemente circa 4.200 anni fa, proprio nel momento in cui è iniziata la produzione di massa e la diffusione geografica dei cavalli domestici. “La nostra metodologia per misurare i cambiamenti temporali nei tempi di generazione ha un grande potenziale”, ha osservato Librado. “Dona allo strumentario archeozoologico un nuovo modo di monitorare lo sviluppo della riproduzione controllata in varie specie domestiche, oltre ai cavalli”, ha specificato Librado. “Ma – ha notato Librado – può anche aiutare a chiarire l’intervallo tra le generazioni degli antenati cacciatori-raccoglitori e come questi intervalli si siano evoluti in concomitanza con cambiamenti nello stile di vita o climatici significativi”, ha sottolineato Librado. Per ora, e rimanendo in tema di cavalli, la squadra di ricerca ha anche riportato intervalli generazionali eccezionalmente brevi all’interno di un lignaggio distinto, separato da quello che porta ai moderni cavalli domestici. Questa stirpe è stata rinvenuta a Botai, un sito dell’Asia centrale in cui sono state riportate e discusse prove di mungitura, bardatura e allevamento di cavalli. La scoperta, che evidenzia tempi di generazione ridotti, aggiunge credito ai modelli che descrivono l’addomesticamento del cavallo da parte di gruppi umani stanziali nella regione, per assicurarsi un accesso costante a risorse come la carne e il latte, che erano vitali per la loro sussistenza. Il popolo Botai, tuttavia, non si è impegnato in estese migrazioni a lunga distanza con i propri cavalli, poiché il patrimonio genetico dei cavalli è rimasto locale e non si è espanso in tutta l’Eurasia. “Le nostre prove supportano due addomesticamenti di cavalli: la prima, avvenuta circa 5.500 anni fa, mirava a contrastare il declino delle popolazioni di cavalli e a fornire sostentamento alle comunità che abitavano le steppe dell’Asia centrale; la seconda colloca l’avvento del cavallo domestico come lo conosciamo a circa 4.200 anni fa”, ha evidenziato Orlando. “Questa ha veramente trasformato la storia dell’uomo, fornendo per la prima volta una mobilità veloce”, ha concluso Orlando.(30Science.com)

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