Roma – Prima che nelle urne italiane l’ “astensione” si è fatta sentire – a livello globale – sui social: gli utenti di Facebook, infatti, si dimostrano poco interessati agli argomenti legati alle elezioni. Questo il principale risultato di un innovativo studio della Sapienza che con più di 4 milioni di post analizzati a livello globale, fa luce sulle dinamiche dei social in mesi in cui le urne di diversi Paesi stanno cambiando i futuri assetti politici del Mondo
I topic legati alle elezioni riscuotono scarso interesse su Facebook. Anche in un periodo in cui una insolita concentrazione di eventi elettorali a livello globale sta ridisegnando il futuro del Pianeta per gli anni a venire. È quanto emerge da un nuovo studio in preprint disponibile pubblicamente su ArXiv, a firma del team di ricerca coordinato da Walter Quattrociocchi, del Centro per la Data Science e la complessità per la società presso il Dipartimento di Informatica della Sapienza Università di Roma, che dà conto delle dinamiche dei produttori di contenuti e degli utenti di Facebook, in mesi di ripetute elezioni attorno al globo.
“Sorprendentemente – chiarisce Walter Quattrociocchi – a fronte di una copertura mediatica generale impressionante degli eventi elettorali, gli utenti di Facebook si sono dimostrati scarsamente interessati alle questioni del voto”. Particolarmente poco attrattivi sono stati i post dei politici rispetto a quelli degli organi di stampa, probabilmente a causa dei noti fenomeni di segregazione che toccano chi utilizza i social. “È facile capire – ha continuato Quattrociocchi – che mentre la pagina di una testata poteva occasionalmente ricevere le interazioni di utenti anche di camere d’eco non allineate a quella della testata stessa, questa eventualità era molto più improbabile per la pagina di un politico”.
Si prevede che nel solo 2024 metà della popolazione mondiale parteciperà ad una elezione, offrendo un’opportunità unica per studiare la diffusione delle informazioni online e il comportamento degli utenti. Lo studio ha indagato il panorama mediatico sui social media analizzando i post su Facebook di partiti politici e dei principali media in Europa, Messico e India in un periodo che va dal primo Settembre 2023 al primo Maggio 2024. Più di 4,2 milioni di post analizzati; 508 profili di mezzi di informazione; 366 profili di partiti politici; 31 Paesi nel mondo considerati: sono alcuni degli impressionanti numeri del lavoro degli autori. Per ognuno dei 4 milioni e passa di post studiati, gli autori stessi hanno raccolto dati specifici come il momento esatto della pubblicazione, il contenuto testuale e soprattutto le metriche aggregate relative come il numero di reazioni e di commenti. Hanno poi classificato gli autori dei vari post in ragione delle loro appartenenze politiche, dividendoli tra quelli di “destra”, di “sinistra” e di “centro”.
La loro principale scoperta è stata quella di una scarsa attrattività degli argomenti legati alle elezioni per gli utenti del social. Diverso poi lo spettro di argomenti trattati dalle pagine più a sinistra rispetto a quelle più di destra. Politica in generale, religione e migranti i topic favoriti a destra, mentre la sinistra si è concentrata più su educazione, salute e tecnologia. Il nuovo studio è il frutto del lavoro dell’osservatorio sulle elezioni mondiali lanciato dal Centro per la Data Science e la complessità per la società coordinato da Quattrociocchi che sta monitorando le comunicazioni online nel contesto di tutti gli eventi elettorali recenti e da venire.
“Per noi si tratta di una occasione eccezionale – conclude Quattrociocchi – per raccogliere dati e distinguere sulla base dei fatti ciò che è vero e ciò che non lo è in relazione a un tema, quello della comunicazione online, che è molto pop, ma spesso trattato con superficialità ed inaccuratezza”. Come linea di tendenza Quattrociocchi e il suo gruppo si aspettano che le dinamiche della comunicazione elettorale online non si discosteranno, nemmeno con l’intelligenza artificiale in campo, dallo schema da loro provato empiricamente della segregazione di noi tutti in gruppi omogenei di pensiero, impenetrabili alle opinioni altrui. Questo studio e la differenziazione tra post dei politici e dei media nell’attrattività degli utenti rappresenta una prima conferma di questa intuizione. (30science.com)