Valentina Di Paola

Sanguinacci e latte di Yak, la dieta dei mongoli nell’età del bronzo

(6 Giugno 2024)

Roma – I nomadi mongoli dell’età del bronzo fermentavano il latte e raccoglievano il sangue degli animali. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto dagli scienziati dell’Università di Basilea. Il team, guidato da Shevan Wilkin e Bryan Miller, ha esaminato dei calderoni di bronzo risalenti a circa 2.700 anni fa, su cui sono state eseguite delle analisi proteiche. Finora, spiegano gli esperti, non era chiaro come fossero utilizzati questi reperti, rinvenuti in varie zone della steppa eurasiatica. Gli autori hanno valutato due strumenti scoperti nel 2019 nella Mongolia settentrionale e realizzati circa 2.700 anni fa. Stando a quanto emerge dall’indagine, i calderoni venivano utilizzati per raccogliere il sangue degli animali macellati, e preparare una pietanza simile all’attuale sanguinaccio. Nei reperti sono stati infatti identificati resti di sangue di ruminanti, come pecore e capre, e proteine del latte di yak. “I resoconti storici – riporta Miller – riportano che gli abitanti delle steppe bevevano regolarmente il sangue di animali. Questo lavoro fornisce un’idea più chiara dell’andamento delle diete di questi popoli nomadi”. Oltre alle proteine ​​del sangue, i reperti contenevano tracce di latte, di bovini domestici e yak. “I risultati di queste analisi – sostiene Wilkin – evidenziano che gli yak venivano addomesticati e munti nella Mongolia molto prima di quanto si pensasse in precedenza”. Il latte, ipotizzano gli studiosi, veniva fatto fermentare, per poi essere conservato sotto forma di yogurt, o utilizzato nella produzione di insaccati. “Le nostre scoperte – concludono gli autori – offrono un’interessante prospettiva sulle tradizioni e sulle abitudini alimentari dei nomadi durante l’età del bronzo”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).