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Tartufo di Calabria: il CREA capofila nella costruzione della filiera

(27 Maggio 2024)

Roma – Una filiera di eccellenza del Tartufo di Calabria, che coniughi scienza, sostenibilità e impresa, accompagnando lo sviluppo e la valorizzazione turistica dei numerosi territori regionali vocati: questo I’obiettivo del I Convegno Scientifico Nazionale “Il Tartufo di Calabria”martedì 28 maggio 2024, presso la sede di Rende (CS) del CREA Foreste e Legno in cui esponenti delle Istituzioni (MASAF, Regione Calabria), della Ricerca, esperti di settore, associazioni di categoria e appassionati potranno confrontarsi su temi quali la biodiversità fungina, l’ecologia del tartufo, la caratterizzazione e la tracciabilità geografica del tartufo, nonché le tecniche di coltivazione e raccolta, gli impatti ambientali e socioeconomici della sua valorizzazione.

In questa occasione, sarà presentata la tartufaia sperimentale realizzata dal CREA Foreste e Legno, presso l’azienda Li Rocchi, attigua alla sede di Rende (CS): un’area di circa un ettaro con oltre 160 alberi appartenenti a sette diverse specie forestali autoctone (Rovere, Roverella, Leccio, Sughera, Pioppo, Tiglio, Carpino) inoculati con spore di tartufo estivo (Tuber aestivum). Si tratta di una collezione di piante madri plus di specie forestali autoctone certificate ed è la prima, nel suo genere, accessibile anche ai ciechi e agli ipovedenti. Qui sarà possibile condurre studi e sperimentazioni su come migliorare la produzione di tartufi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, utilizzando tecniche colturali specifiche idonee sia per l’essenza forestale che per il micelio. La tartufaia rappresenta, inoltre, una valida alternativa alla produzione dei tartufi senza l’eccessivo sfruttamento antropico che minaccia invece l’integrità dell’habitat e dell’ecologia di ambienti naturali tartuficoli italiani. Infine,  permette di organizzare sia la parte pratica dei corsi di formazione rivolti agli aspiranti tartuficoltori, tartufai e addestratori di cani da tartufo sia gli incontri didattici con studenti delle scuole e di associazioni di promozione sociale.

Il Tartufo di Calabria, bianco o nero che sia, è da tempo una realtà, con centinaia e centinaia di chili raccolti nelle stagioni migliori. Infatti, i boschi sparsi tra la montagna e la pianura calabrese, offrono le condizioni pedoclimatiche ottimali per varietà quali il tartufo nero estivo o scorzone (Tuber aestivum), il tartufo nero uncinato invernale (Tuber uncinatum), il tartufo nero mesenterico o ordinario (Tuber mesentericum) e il famoso tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum). Il bianco pregiato (Tuber magnatum), invece, predilige il riparo umido e ombroso fornito dalle valli , mentre, più in basso, verso il mare, si trova persino il tartufo bianchetto (Tuber borchii).

IlSistema Tartufo di Calabria va creato grazie al sostegno del MASAF e della Regione Calabria e con il supporto tecnico e scientifico del CREA per poter dare nuove opportunità di crescita alla Calabria intera, legando l’eccellenza del tartufo ai territori di provenienza. Il CREA, così come previsto dal Piano Nazionale di Filiera del tartufo redatto dal MASAF, potrebbe fungere da Coordinamento Nazionale, facendosi carico sia di raccogliere, custodire e rendere fruibili le tutte le informazioni utili alla filiera del tartufo (biologiche, ambientali, gestionali e socioeconomiche ecc) sia contribuire alla formazione professionale e tecnica delle figure coinvolte.

“Auspico che il CREA Foreste e Legno, grazie al I Convegno Scientifico Nazionale “Il Tartufo di Calabria”, organizzato dal nostro dirigente di ricerca Innocenzo Muzzalupo – afferma Piermaria Corona, direttore del CREA Foreste e Legno – possa candidarsi, ad ospitare il Coordinamento Nazionale proprio presso la sede di Rende. E confido che questo Convegno possa assumere una cadenza biennale in modo tale che, tra due anni, si possa riferire degli sviluppi che la filiera dei tartufi, soprattutto quella calabrese, aspetta da tanto tempo”.

Tartufai per un giorno Nella tartufaia sperimentale del CREA l’Associazione Tartufai Italiani – sezione Regione Calabria aiuterà a “cavare” con le proprie mani il prezioso fungo. Inoltre, il personale dell’associazione Yellowjoy Attività Cinofile asd eseguirà attività dimostrative con i cani. Un’esperienza fruibile anche dai soci dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) che potranno accedere con l’ausilio delle mappe tattili presenti nel piazzale antistante alla sede.

E’ un fungo appartenente al genere Tuber (Divisione degli Ascomiceti, Ordine Pezizales) che forma simbiosi mutualistiche con le radici di una vasta gamma di piante superiori, dette micorrize. Il suo inconfondibile aroma è dovuto a composti solforati e composti aromatici volatili, prodotti anche in sinergia con i batteri presenti nel tartufo stesso. Sotto il profilo nutrizionale è una fonte di calcio e magnesio, ricco in antiossidanti.

Un frutto della terra, che con la terra ha un legame inscindibile: solo pochissimi suoli possono ospitarlo, anche se alcune specie riescono a costruire il proprio habitat, modificando indirettamente le caratteristiche fisiche del suolo. La ricerca CREA ha delineato gli habitat delle specie più conosciute, dimostrando che le loro superfici sono limitate e legate strettamente alle caratteristiche dei territori che le circondano. E, proprio le sue specifiche necessità riguardo al suolo, rendono la sua presenza un indicatore di qualità dell’ambiente.

Sulla base dei dati genetici disponibili è stato stimato che il genere Tuber sia composto da circa 180-200 specie, tutte diffuse nell’emisfero settentrionale. Molte di queste specie sono ancora da caratterizzare geneticamente e morfologicamente e non sono disponibili dati certi sulla loro ecologia, biologia o commestibilità. Soltanto 7 di queste possono essere commercializzate in Italia.(30Science.com)

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