Roma – “Potremmo essere in vista di uno di quei tipping point, punti di non ritorno, che hanno caratterizzato le grandi transizioni climatiche del passato”. Lo ha spiegato all’Agi Claudio Cassardo, meteorologo dell’Università di Torino a commento di un articolo, apparso su Nature, in cui Gavin Schmidt, direttore del NASA Goddard Institute avanza forti perplessità in merito ai dati climatici rilevati negli ultimi mesi.
“Il 2023 – spiega Cassardo – è risultato l’anno più caldo, e di gran lunga, da quando si misurano i dati di temperatura a livello globale, ovvero dal 1850. Ma il discorso vale anche per i singoli mesi, ed è un fatto molto sorprendente. Tutti i mesi, a partire da giugno 2023 fino (per ora) a marzo 2024, sono risultati i mesi più caldi di tutta la serie di misure. Quindi, degli ultimi dodici mesi, dieci sono risultati i più caldi. Fanno eccezione aprile e maggio, che risultarono più caldi nel 2020, che annualmente è al terzo posto nella serie.
Il contenuto di energia negli oceani è in aumento progressivo dagli anni ’80 del secolo scorso, con un rateo che tende anch’esso ad aumentare. Il contenuto di calore degli oceani è un indicatore chiave del riscaldamento globale in atto, in quanto oltre il 90% del calore in più assorbito dal nostro pianeta finisce proprio negli oceani, limitando parte dell’aumento delle temperature sulla superficie terrestre. Tale calore contribuisce alla fusione dei ghiacci polari, all’aumento del livello del mare e alla modifica della circolazione oceanica. Il valore attuale dell’anomalia del contenuto di calore oceanico è di circa 2,2 10^23 joule. Considerando che l’acqua possiede un’altissima inerzia termica, il numero è impressionante, e aiuta a capire anche come mai è altrettanto preoccupante l’andamento della temperatura media degli oceani nella fascia di latitudini compresa tra i due circoli polari, in cui, a partire dalla fine del 2022, per oltre un anno di seguito il valore si colloca al di fuori della varianza storica dei dati. Questi dati sono disponibili solo dal 1982, ma in fondo questo periodo coincide con quello in cui si è visto l’inizio del surriscaldamento progressivo del pianeta che sta continuando ancora oggi, E il fatto singolare è che il valore di tutto l’anno scorso è rimasto ben oltre la varianza dei dati degli anni precedenti, e in questo inizio di 2024 continua a mantenersi al di sopra anche dei valori dell’anno scorso”.
“Tutti questi andamenti – ribadisce Cassardo – sono la motivazione per cui Gavin Schmidt, direttore del NASA Goddard Institute, ha sostenuto, in un editoriale uscito su Nature, che le temperature nel 2023 sono state di due decimi di grado maggiori del previsto. Sembra un valore minuscolo, ma a scala globale è un numero enorme. Schmidt dice che un anno e mezzo fa, durante la fase terminale di un triennio dominato da La Niña, non si sarebbe mai pensato di assistere ad un anno di temperature record (le probabilità erano solo del 20%). E invece la realtà si sta comportando in modo diverso. Sono state proposte molte ragioni per questa discrepanza di due decimi di grado ma, finora, nessuna combinazione di esse è stata in grado di conciliare le “nostre” teorie con ciò che è accaduto. Schmidt conclude chiedendo più dati e più osservazioni al fine di tenere sotto controllo quegli intricati collegamenti a lunga distanza – noti come teleconnessioni – alimentati dalle correnti marine e atmosferiche, che regolano il clima del pianeta. Ma in una frase si lascia anche scappare che, forse, potremmo trovarci in un territorio inesplorato. Traducendo, potremmo essere in vista di uno di quei tipping point, punti di non ritorno, che hanno caratterizzato le grandi transizioni climatiche del passato”.(30Science.com)