Roma – Tutti i genocidi seguono una sequenza ricorrente di violazioni dei diritti umani che ne annuncia l’arrivo. È quanto emerge da una ricerca di Binghamton University e University of Rhode Island pubblicata sul Journal of Comparative Policy Analysis, che ricostruisce il percorso comune delle atrocità di Stato e introduce un indicatore basato sulla brutalità per prevedere il rischio di genocidio. Secondo lo studio coordinato da David Cingranelli e Skip Mark, la strada verso il genocidio non comincia con i massacri, ma con segnali più sottili e sistematici: il venir meno del diritto a un processo equo, la brutalità delle forze dell’ordine, la perdita di indipendenza della magistratura. Seguono la limitazione della libertà di parola e di associazione, l’imprigionamento politico e la restrizione dell’autodeterminazione elettorale, fino alle esecuzioni extragiudiziali, punto di non ritorno verso le atrocità di massa. I ricercatori hanno analizzato quarant’anni di rapporti annuali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, utilizzando le informazioni raccolte dalle ambasciate americane in quasi duecento Paesi. I dati mostrano che dal 2016 al 2022 più di trenta Stati all’anno hanno commesso violenze sistematiche contro gruppi specifici, con un picco di quarantasette nel 2022, il livello più alto mai registrato. In Myanmar, ad esempio, la sequenza di abusi contro la minoranza Rohingya è durata oltre un decennio e l’indicatore elaborato dagli studiosi avrebbe potuto prevedere l’esito con almeno due anni di anticipo. L’indicatore di atrocità proposto si basa sulla progressione della brutalità di Stato: i primi diritti a deteriorarsi sono quelli civili e giudiziari, seguiti da quelli politici e collettivi. Le restrizioni alla libertà di movimento o alla condizione femminile, invece, emergono più tardi o dipendono da contesti culturali specifici. Il modello sviluppato dal gruppo di Cingranelli è in grado di riconoscere la sequenza che precede sei dei sette genocidi avvenuti dopo il 1990, offrendo così uno strumento di previsione e prevenzione. Gli autori avvertono che la tendenza globale è oggi in crescita, con una crescente tolleranza verso regimi autoritari e una disponibilità diffusa a sacrificare le libertà individuali per mantenere l’ordine sociale. “Quando la società accetta un livello eccessivo di controllo, diventa più facile autorizzare la violenza di Stato”, spiegano gli studiosi, che stanno ora preparando un volume per rendere il metodo accessibile ad attivisti e organismi internazionali impegnati nella prevenzione delle atrocità.(30Science.com)
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Tutti i genocidi iniziano con la stessa escalation di diritti negati
(5 Novembre 2025)
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