Roma – L’universo potrebbe non essere più in espansione accelerata, ma aver già iniziato a rallentare. È la conclusione di una ricerca condotta dal professor Young-Wook Lee e dal suo gruppo dell’Università Yonsei di Seul, pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e diffusa dalla Royal Astronomical Society, che rimette in discussione uno dei capisaldi della cosmologia contemporanea. Lo studio si basa su un riesame approfondito dei dati di oltre 300 galassie ospiti di supernove di tipo Ia, le cosiddette “candele standard” usate per misurare l’espansione cosmica, e mostra che la loro luminosità non è costante come si pensava: dipende fortemente dall’età delle stelle progenitrici.
Secondo i ricercatori, questa dipendenza introduce un effetto sistematico che altera la calibrazione delle distanze cosmiche. Le supernove provenienti da popolazioni stellari più giovani appaiono più deboli, mentre quelle originate da stelle più vecchie sono più luminose. Correggendo questi bias legati all’età, i dati non supportano più il modello cosmologico standard ΛCDM, basato su una costante cosmologica che spinge l’espansione dell’universo ad accelerare. Al contrario, i risultati si allineano con le più recenti osservazioni del progetto Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI), che suggeriscono un’evoluzione temporale dell’energia oscura e indicano che l’espansione sta già rallentando.
I risultati mettono in discussione la scoperta che nel 2011 valse il premio Nobel per la fisica agli astronomi che avevano identificato l’accelerazione cosmica. All’epoca, l’analisi delle supernove di tipo Ia portò a concludere che una misteriosa forza, chiamata “energia oscura”, rappresentante circa il 70 per cento dell’universo, agisse come un’antigravità in grado di allontanare sempre più velocemente le galassie. La nuova analisi propone invece una visione radicalmente diversa, secondo cui l’energia oscura non è costante ma si indebolisce nel tempo, fino a non riuscire più a contrastare la gravità.
“Il nostro studio dimostra che l’universo è già entrato in una fase di espansione decelerata – ha dichiarato Young-Wook Lee, docente di astrofisica alla Yonsei University – e che l’energia oscura evolve nel tempo molto più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza. Se questi risultati saranno confermati, rappresenteranno un cambiamento di paradigma nella cosmologia, il più importante dalla scoperta dell’energia oscura avvenuta 27 anni fa.”
L’analisi, realizzata in collaborazione con Chul Chung e Junhyuk Son, è basata su un campione molto più ampio di dati rispetto agli studi precedenti e raggiunge un livello di significatività statistica del 99,999%. I ricercatori hanno combinato le misurazioni delle supernove corrette per l’età con i risultati delle oscillazioni acustiche barioniche (BAO) e della radiazione cosmica di fondo (CMB), ottenendo una coerenza interna che esclude con forza la validità del modello ΛCDM. In particolare, la combinazione dei dati suggerisce che l’universo non stia più accelerando oggi, ma sia già passato in una fase di espansione rallentata, in linea con quanto indicano le osservazioni indipendenti dei progetti BAO e CMB.
L’ipotesi che l’energia oscura possa variare nel tempo è stata discussa a più riprese negli ultimi anni, ma fino a oggi non aveva trovato un riscontro osservativo solido. Secondo i ricercatori coreani, la chiave per risolvere questa apparente contraddizione risiede proprio nella fisica stellare: l’età delle galassie ospiti modifica la luminosità intrinseca delle supernove di tipo Ia, che non possono più essere considerate perfette candele standard. La correzione di questo effetto consente di ridisegnare la storia dell’espansione cosmica, suggerendo che dopo un periodo di accelerazione, l’universo stia già rallentando sotto l’effetto combinato della materia e di un’energia oscura in declino.
Il gruppo della Yonsei University sta ora preparando un nuovo “test senza evoluzione”, che utilizzerà solo supernove provenienti da galassie coeve e giovani per eliminare ogni residuo effetto di età. Il test sarà condotto con l’ausilio dell’Osservatorio Vera C. Rubin, inaugurato sulle Ande cilene, che nei prossimi cinque anni scoprirà oltre 20.000 nuove galassie ospiti di supernove. Le nuove osservazioni, grazie alla fotocamera digitale più potente al mondo, permetteranno di misurare con maggiore precisione l’età delle stelle progenitrici e fornire una prova definitiva della natura evolutiva dell’energia oscura.
Se confermata, questa scoperta cambierebbe profondamente la comprensione del destino dell’universo. Dopo il Big Bang e una lunga fase di espansione rallentata dalla gravità, l’universo avrebbe accelerato circa nove miliardi di anni dopo la sua nascita, spinto da una forza misteriosa. Oggi, secondo i dati di Yonsei, quella forza starebbe perdendo potenza, inaugurando una nuova era cosmica di espansione più lenta.(30Science.com)

