Roma – Un sistema di muri in pietra convergenti e recinti naturali costruiti più di 8.000 anni fa per intrappolare branchi di animali selvatici: è questa la sorprendente scoperta descritta nello studio “Prehistoric hunting megastructures in the Adriatic hinterland” pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da Dimitrij Mlekuž Vrhovnik e Tomaž Fabec dell’Università di Lubiana. Grazie a rilievi laser aerei (ALS) e ad analisi geospaziali di precisione, i ricercatori hanno identificato quattro enormi strutture nel Carso sloveno e friulano, composte da lunghi muri in pietra secca che si estendono per centinaia di metri e convergono verso recinti o depressioni naturali. L’impianto e la posizione lungo antichi corridoi di migrazione animale indicano che si trattava di trappole collettive, simili ai celebri “desert kites” del Medio Oriente, ma finora mai documentate in Europa. “Queste opere rappresentano la prima testimonianza europea di sistemi di caccia organizzata su larga scala,” spiega Mlekuž. “Erano vere e proprie architetture del paesaggio, progettate per incanalare e catturare branchi di cervi e altri ungulati.” Le datazioni al radiocarbonio e l’analisi dei materiali suggeriscono un’origine mesolitica o tardo paleolitica, con un abbandono anteriore all’età del bronzo. La costruzione di strutture così estese richiese coordinazione sociale e conoscenza del territorio, indicando che le comunità di cacciatori-raccoglitori dell’Adriatico possedevano forme complesse di cooperazione e pianificazione collettiva. “Non si tratta solo di tecnica, ma di organizzazione sociale,” sottolinea Fabec. “Per erigere simili sistemi servivano gruppi numerosi, obiettivi comuni e una conoscenza dettagliata del comportamento animale.” Le “megastrutture” erano posizionate strategicamente lungo pendenze e valichi naturali, sfruttando il rilievo del terreno per indirizzare gli animali verso aree di cattura. Le mappe geochimiche e topografiche mostrano una pianificazione accurata, con muri disposti in modo da integrare elementi naturali come conche e doline. La scoperta ridisegna le conoscenze sulla caccia preistorica europea, finora considerata prevalentemente opportunistica o basata su trappole minori. Essa dimostra che, molto prima dell’agricoltura, gli ominidi dell’area adriatica sapevano modificare il paesaggio su scala monumentale per garantirsi la sopravvivenza. “È un salto di scala nella storia umana,” osserva l’archeologa Melinda Zeder dello Smithsonian Institution, che ha curato la revisione dello studio. “Mostra che l’organizzazione e la pianificazione collettiva precedono di millenni la sedentarizzazione agricola.” Gli autori prevedono che la metodologia utilizzata — combinazione di LiDAR, GIS e modelli digitali del terreno — possa rivelare altre strutture simili nascoste nel paesaggio europeo, oggi invisibili a occhio nudo.(30Science.com)

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Scoperte nel Carso le prime megastrutture venatorie preistoriche d’Europa
(16 Ottobre 2025)

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