Roma – Una nuova analisi della cometa interstellare 3I/ATLAS indica che emette idrossili (OH), composti che segnalano la presenza di acqua sulla sua superficie. Questa scoperta è stata realizzata da un gruppo di studiosi dell’Università di Auburn, in Alabama, grazie al Neil Gehrels Swift Observatory della NASA, e descritta in un articolo apparso su The Astrophysical Journal Letters. I composti idrossilici possono essere identificati attraverso la caratteristica traccia ultravioletta che generano. Tuttavia, sulla Terra molte delle lunghezze d’onda UV vengono bloccate dall’atmosfera, motivo per cui gli scienziati hanno fatto ricorso al Neil Gehrels Swift Observatory, un telescopio spaziale che non subisce le interferenze tipiche degli strumenti basati a terra. L’acqua è praticamente onnipresente nelle comete del sistema solare, tanto che le sue reazioni fisiche e chimiche vengono utilizzate per analizzare, classificare e monitorare questi corpi celesti, nonché per capire come reagiscono al calore solare. Scoprirla su 3I/ATLAS consente di studiarne le proprietà con gli stessi criteri applicati alle comete comuni; queste informazioni potrebbero in futuro offrire dati preziosi per comprendere i processi che interessano comete originarie di altri sistemi stellari. “Quando rileviamo acqua, o anche solo la sua debole eco ultravioletta, OH, da una cometa interstellare, stiamo leggendo una nota proveniente da un altro sistema planetario”, ha dichiarato Dennis Bodewits, fisico dell’Università di Auburn e coautore dello studio, in un comunicato stampa. “Ci dice che gli ingredienti della chimica della vita non sono esclusivi del nostro sistema.” Le comete sono conglomerati congelati di roccia, gas e polvere che normalmente orbitano attorno alle stelle, fatta eccezione per i tre oggetti interstellari individuati finora. Quando si trovano lontane da una stella, rimangono completamente ghiacciate; ma avvicinandosi, la radiazione solare provoca il riscaldamento e la sublimazione dei materiali congelati – il passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso – e parte di questa materia viene espulsa dal nucleo grazie all’energia della stella, generando una “coda”. Nel caso di 3I/ATLAS, però, i dati hanno rivelato un aspetto inatteso: la produzione di OH era già in corso a grande distanza dal Sole – oltre tre volte la distanza che separa la Terra dal Sole – in una zona del sistema solare dove le temperature risultano solitamente troppo basse per permettere la facile sublimazione del ghiaccio. Anche a quella distanza, tuttavia, 3I/ATLAS perdeva acqua a un ritmo di circa 40 chilogrammi al secondo, un flusso che – spiegano gli autori dello studio – può essere paragonato a quello di un “idrante alla massima potenza”. Questo elemento lascia supporre che la cometa presenti una struttura più complessa rispetto a quella tipica delle comete del sistema solare. Una possibile spiegazione è la presenza di minuscoli frammenti di ghiaccio che si distaccano dal nucleo e vengono vaporizzati dalla luce del Sole, contribuendo così a formare una nube gassosa che circonda il corpo celeste. Si tratta di un comportamento osservato finora solo in pochissime comete molto lontane, e che potrebbe offrire importanti indizi sui processi che hanno dato origine a 3I/ATLAS.(30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
La cometa 3I/ATLAS sta rilasciando acqua come un “idrante” spaziale
(17 Ottobre 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla