Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Studiosi, credere di far crescere l’IA in maniera green è pura “fantasia”

(10 Luglio 2025)

Roma – L’idea di poter far crescere l’Intelligenza Artificiale (IA) e allo stesso tempo raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette equivale a una forma di “pensiero magico ai massimi livelli”. E’ quanto emerge da un nuovo rapporto del Minderoo Centre for Technology and Democracy dell’Università di Cambridge, secondo cui anche la stima più prudente del fabbisogno energetico delle grandi aziende tecnologiche quintuplicarà nei prossimi 15 anni. Entro il 2040, la domanda di energia del settore tecnologico potrebbe essere fino a 25 volte superiore a quella attuale, con una crescita incontrollata dei data center guidata dall’intelligenza artificiale che dovrebbe generare picchi nei consumi di elettricità che metteranno a dura prova le reti elettriche e accelereranno le emissioni di carbonio. Gli autori del rapporto chiedono standard globali nella rendicontazione dei costi ambientali dell’intelligenza artificiale attraverso forum come la COP, il vertice delle Nazioni Unite sul clima, e sostengono che il Regno Unito dovrebbe promuovere tale approccio sulla scena internazionale, garantendo al contempo un controllo democratico a livello nazionale. Il rapporto, pubblicato oggi, sintetizza le proiezioni di importanti società di consulenza per prevedere la domanda di energia dell’industria tecnologica globale. I ricercatori sottolineano che queste proiezioni si basano su dichiarazioni delle stesse aziende tecnologiche. Attualmente, i data center, ovvero le strutture che ospitano i server per l’elaborazione e l’archiviazione dei dati, insieme ai sistemi di raffreddamento che impediscono il surriscaldamento dell’hardware, sono responsabili di circa l’1,5 per cento delle emissioni globali. Si prevede che questa cifra aumenterà del 15-30 per cento ogni anno, raggiungendo l’8 per cento delle emissioni globali di gas serra entro il 2040, scrivono gli autori del rapporto. Sottolineano che questa cifra supererebbe di gran lunga le attuali emissioni derivanti dai viaggi aerei. Il rapporto evidenzia che negli Stati Uniti, in Cina e in Europa i data center consumano già circa il 2-4 per cento dell’elettricità nazionale, con concentrazioni regionali sempre più elevate. Ad esempio, fino al 20 per cento di tutta l’energia elettrica in Irlanda è ora destinata ai data center del cluster di Dublino. “Sappiamo che l’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale sarà formidabile, ma i giganti della tecnologia sono volutamente vaghi sui requisiti energetici impliciti nei loro obiettivi”, ha affermato Bhargav Srinivasa Desikan, autore principale del rapporto del Minderoo Centre di Cambridge. “La mancanza di dati concreti sul consumo di elettricità e acqua, nonché sulle emissioni di carbonio associate alla tecnologia digitale, lascia i decisori politici e i ricercatori all’oscuro dei danni climatici che l’intelligenza artificiale potrebbe causare”. I ricercatori si avvalgono anche di dati tratti da comunicati stampa aziendali e report ESG di alcuni giganti della tecnologia mondiale per evidenziare la preoccupante traiettoria dell’uso dell’energia prima ancora che la corsa all’intelligenza artificiale avesse preso pienamente piede. Le emissioni di gas serra dichiarate da Google sono aumentate del 48 per cento tra il 2019 e il 2023, mentre quelle dichiarate da Microsoft sono aumentate di quasi il 30 per cento tra il 2020 e il 2023. L’impronta di carbonio di Amazon è cresciuta di circa il 40 per cento tra il 2019 e il 2021 e, sebbene abbia iniziato a diminuire, rimane ben al di sopra dei livelli del 2019. Questi dati auto-dichiarati sono contestati, sottolineano i ricercatori, e alcuni resoconti indipendenti suggeriscono che le emissioni effettive delle aziende tecnologiche siano molto più elevate. Diversi colossi della tecnologia stanno puntando sull’energia nucleare per disinnescare la bomba energetica al centro delle loro ambizioni. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha sostenuto che la fusione è necessaria per sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, mentre Meta ha affermato che l’energia nucleare può “fornire energia di base stabile” per alimentare i loro data center. Microsoft ha addirittura firmato un accordo ventennale per riattivare la centrale di Three Mile Island, teatro del peggior incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti. Alcuni leader della tecnologia, come l’ex CEO di Google Eric Schmidt, sostengono che i costi ambientali dell’intelligenza artificiale saranno compensati dai suoi benefici per la crisi climatica, dal contributo alle scoperte scientifiche nel campo dell’energia green al miglioramento della modellazione dei cambiamenti climatici. “Nonostante l’eccessiva richiesta di energia da parte dell’intelligenza artificiale, le aziende tecnologiche incoraggiano i governi a considerare queste tecnologie come acceleratori della transizione green”, ha affermato la professoressa Gina Neff, direttrice esecutiva del Minderoo Centre for Technology and Democracy. “Queste affermazioni sono allettanti per i governi che puntano sull’intelligenza artificiale per far crescere l’economia, ma potrebbero compromettere gli impegni della società in materia di clima”. “Le grandi aziende tecnologiche stanno andando oltre i propri obiettivi climatici, puntando pesantemente sui certificati di energia rinnovabile e sulle compensazioni di carbonio anziché ridurre le proprie emissioni”, ha affermato Neff. “L’intelligenza artificiale generativa può essere utile per progettare soluzioni climatiche, ma esiste il rischio concreto che le emissioni derivanti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale superino qualsiasi vantaggio climatico, poiché le aziende tecnologiche abbandoneranno gli obiettivi di zero emissioni nette e perseguiranno gli enormi profitti derivanti dall’intelligenza artificiale”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla